Manifesto

In cosa crediamo

In cosa crediamo

“Ti candido” crede nella giustizia sociale.

I temi sono molti. Ognuno porta con se idee da sviluppare, politiche da attuare, comunità da attivare, conflitti da organizzare. Uguaglianza, redditi più alti e lavoro più stabile, un sistema di tassazione giusto, lotta all’evasione, più redistribuzione, più servizi e diritti sociali (istruzione, casa, cura, trasporto e infanzia), più accoglienza, nessuna discriminazione di genere o di orientamento sessuale, più democrazia e diritti nei luoghi di lavoro, lotta alla criminalità organizzata, più investimenti pubblici per creare sviluppo e innovazione, transizione ecologica dell’economia e degli eco-sistemi urbani, lotta al dissesto ambientale, sociale e demografico delle aree rurali e di quelle depresse.

Per questo “Ti candido” è uno strumento per restituire potere dall’alto verso il basso per rendere più forte chi si impegna su questi temi.

Lo fa con due strumenti:

  • il trasferimento  trasparente di denaro da una rete di donatori ad alcuni specifici candidati alle elezioni, tipico del lobbying “dal basso” 
  • sostegno concreto in diversi ambiti a supporto della competizione elettorale  

Cosa ci muove

Cosa ci muove

“Ti candido” rappresenta un paradosso: in un Paese democratico il finanziamento della politica dovrebbe essere pubblico, per evitare che in politica contino solo i ricchi o posizioni di rendita.

Questa anomalia va sanata.

Nel frattempo, vogliamo produrre un cambio di mentalità, un’invenzione: chi è meno rappresentato deve occuparsi di questo problema, se intende riprendersi un po’ di potere. Le barriere per l’ingresso nella politica e nelle istituzioni vanno abbassate.

La qualità della rappresentanza politica non riguarda solo la buona formazione e il buon addestramento dei politici. “Ti Candido” intende dare potere a chi è meno rappresentato: il mondo del lavoro dipendente, delle forme di subordinazione precaria, dei giovani senza lavoro e/o senza istruzione, di chi non riesce ad accedere al credito e al mercato immobiliare; gli immigrati, i poveri e i lavoratori in sofferenza economica (in America li chiamano “working poor”), chi restituisce alla città spazi e beni comuni con il lavoro volontario, chi non vede riconosciuti i propri diritti di libertà. Si parla, quindi, di ceti, classi e individui. Sintetizziamo: sono e siamo il ceto medio che declina, i poveri esclusi dal sistema, i lavoratori (ad ogni latitudine contrattuale) e le minoranze.

“Ti candido” è un esperimento. Abbiamo scelto un campo di battaglia fra i tanti possibili: il sostegno alla rappresentanza politica di questi interessi, a persone che in questi mondi ci vivono e ne condividono il punto di vista e i bisogni.

Un progetto collettivo, non leadership individuali

Un progetto collettivo, non leadership individuali

“Ti candido” sostiene candidature scelte all’interno di processi aperti e collettivi e non leadership individuali: non crediamo nella democrazia del leader solitario.

Ne abbiamo visti molti in questi ultimi anni, ma l’Italia oggi non è un Paese più giusto. Non candidati solisti ma espressione di comunità, di alleanze sociali e coalizioni civiche territoriali. Gli eletti devono essere un ponte fra gli interessi dei meno rappresentati e i luoghi della decisione.

In assenza di partiti che si diano per statuto questo obiettivo, sosterremo economicamente i candidati che – in partiti o coalizioni civiche – siano portatori e rappresentanti di quegli interessi e valori. Che facciano la differenza nella assemblee, nelle Giunte, nelle commissioni. I finanziatori di questi candidati saranno parte dei loro “azionisti”: noi saremo il tramite di una nuova forma di partecipazione dei cittadini.

“Ti candido” sta con:

Chi vuole uguaglianza. Sono benvenuti i candidati che si battono per forme di integrazione del reddito, autoimprenditorialità (purché essa non divenga sfruttamento e autosfruttamento), miglioramento e creazione di servizi ai cittadini (asili, presidi sanitari, trasporto pubblico, istruzione, casa, sostegno agli anziani e alle categorie più in difficoltà).

Chi vuole ribaltare l’approccio maschile alla politica.  Non solo politiche e conflitti per trasferire più potere alle donne, nella società e nel lavoro, ma anche un approccio che sfidi culturalmente la degenerazione narcisistica dei “maschi al potere”.

Chi vuole democrazia e diritti nei luoghi di lavoro. Sono benvenuti i candidati che affiancano in prima linea, con azioni di solidarietà e sostegno, i lavoratori di una comunità locale.

Chi lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione. Sono benvenuti progetti e proposte che aggrediscano il tema dell’economia criminale.

Chi vuole investimenti pubblici per creare sviluppo e innovazione, per contrastare la crescita della rendita speculativa.

Chi vuole la transizione ecologica dell’economia e delle città, il ritorno alla cura del territorio. Le comunità – urbane e non – come luoghi dell’economia circolare, dei “rifiuti zero”, del trasporto ecologico e della mobilità dolce, dell’abbattimento dei consumi di energia e della produzione di gas, dell’abbattimento del rischio per le persone di fronte alle calamità e agli eventi naturali.

Chi vuole più diritti. E’ benvenuto chi si batte per i diritti collettivi e individuali, senza alcuna forma di discriminazione. Sono benvenuti i progetti che aiutano le comunità a crescere e allargare gli spazi di democrazia.

Chi vuole più integrazione. Sono benvenuti i candidati che lavorano su progetti locali che sono nati per garantire diritti a chi decide di emigrare o a chi chiede protezione internazionale.

Chi vuole valorizzare progettualità dal basso. Sostegno a chi promuove progetti di volontariato, cura del territorio, forme di auto-aiuto e di impegno, rigenerazione di spazi pubblici, organizzazione di comunità-urbane e non-come luoghi dell’economia circolare.

Se per realizzare tutto questo servono conflitti, sono benvenuti i candidati che sostengono la società che si organizza per avere più diritti, più democrazia e più potere. Anche attraverso di loro.