La questione più importante a Ferrara riguarda l’inclusione sociale.
Per me avere un’immigrazione che contribuisca ad arricchire la società ferrarese è un modo di rendere la città più europea.
Ciò detto per fare questo lavoro, serve rafforzare la capacità della società civile che lavora alla coesione sociale. La destra ha cavalcato l’idea che chi arriva in Italia viene per delinquere. E a Ferrara un pezzo di questo discorso ha funzionato anche grazie al rilancio di notizie minori a livello nazionale. Ad esempio c’è l’idea che la criminalità sia in aumento nonostante i dati ci dicano che i reati sono diminuzione. Il comune ha dato l’autorizzazione all’utilizzo del taser, nonostante gli stessi vigili abbiano spiegato che non hanno nemmeno mai utilizzato nemmeno il manganello.
Come possiamo affrontare la questione?
Dobbiamo animare i quartieri più fragili, investirci e così ridurremo lo spazio possibile per la criminalità. Evitando di scadere nell’etnicismo, una specie di razzismo al contrario per cui se sei nero suonerai la musica africana e cucinerai cose “tipiche” e così via. Bisogna portare le grandi manifestazioni culturali anche nelle periferie.
Potrebbe poi essere utile ed efficace arruolare membri delle comunità come avviene in altri paesi per avere una maggiore capacità di dialogo e interazione tra queste e le istituzioni.
Su quali cose ritieni di poter lavorare tra queste, cosa intendi fare e perché?
A Ferrara c’è un potenziale gigantesco. Ma anche un alto tasso di tumori – seguiamo Taranto in questa brutta classifica – e siamo tredicesimi per emissioni pro-capite. E poi c’è il più alto tasso di disoccupazione dell’Emilia Romagna. Insomma abbiamo grandi problemi e concentrarci solo sull’immigrazione è fuorviante e sbagliato. Noi vorremmo una città coraggiosa, gentile e sicura e capace di pensare al futuro.
Facciamo l’esempio della povertà. A Ferrara il 6,7% delle famiglie è povero, mentre quelle a rischio povertà sono circa l’11%. Probabilmente si tratta di cifre in difetto. Il profilo sociale è quello del genitore single con figli a carico e lavoro precario. Una delle nostre ossessioni è quella del contrasto alla povertà. Cosa possiamo fare? Ci sono questioni attinenti all’economia locale sulle quali le istituzioni locali hanno strumenti relativi. Però la futura amministrazione dovrebbe impegnarsi a trovare percorsi individuali. In Irlanda e Olanda ci sono sperimentazioni che mettono in relazione servizi per l’impiego e servizi sociali. Creare degli uffici capaci di affrontare il problema a 360 gradi significherebbe accompagnare il cittadino in difficoltà in un percorso integrato che non è solo ricerca del lavoro e non è solo richiesta di servizi.
Gestione servizi pubblici: anche su questo terreno c’è malcontento. Sui rifiuti e acqua in particolar modo. Nel 2024 scade l’assegnazione per i servizi idrici. Noi riteniamo che i beni comuni debbano essere pubblici e quella scadenza può essere un’occasione per far ritornare la gestione dell’acqua in mani pubbliche.
Ferrara è una delle città storicamente rosse dell’Emilia Romagna, ma a differenza di altri capoluoghi di provincia non si caratterizza per un tessuto imprenditoriale altrettanto vivace. Gli abitanti sono circa 130mila, gli immigrati circa il 10% della popolazione. Tra il 2014 e il 2018 la città estense ha perso qualche posizione nella classifica delle città del Sole24Ore (dove è 47esima) ma ne ha guadagnate 25 in quella dell’ecosistema urbano di Legambiente (dove è 38esima). È guidata da una giunta di centrosinistra.
La foto è del profilo facebook di Adam Atik.
Intervista di Marco Micicchè e Martino Mazzonis a Adam Atik, 22 anni, candidato di Coalizione Civica a Ferrara, all’interno di una coalizione a supporto della Candidata Sindaca Roberta Fusari. Vuoi sostenere Adam? Qui trovi tutte le info.
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