Al via la campagna dei 100 candidati a candidate da tutte Europa per realizzare una società progressista ed equa e battere le destre, nell’ambito della campagna transnazionale portata avanti con organizzazioni democratiche della società civile da tutta Europa: Brand New Bundestag dalla Germania che sarà capofila,  Académie des Futurs Leaders dalla Francia, Próxima Geração dal Portogallo, Political Watch e Ideas En Guerra dalla Spagna, Kleur de Kamer e Stem Op En Vrouw dai Paesi Bassi, The Innovation in Politics Institute dalla Austria, con partner in Belgio, Ungheria e Polonia.

Per quanto riguarda il contesto italiano, sono 15 i candidati e le candidate alle elezioni europee selezionati da Ti Candido, così distribuiti: 5 nella circoscrizione Nord-Ovest, 4 Nord-Est, 3 Centro, 3 Sud. Sette uomini, sette donne e una donna transgender.

Le persone che sosterremo per portare a Bruxelles un’alternativa progressista allo spostamento verso lestrema destra. Difenderanno unidea di Europa fatta di solidarietà, diritti umani, uguaglianza, democrazia e si spenderanno affinché lEuropa sia uno spazio di pace e avanguardia della transizione ecologica. È un impegno che ci siamo presi da diversi anni per le elezioni amministrative, che ora replichiamo a livello europeo.

Quale saranno le azioni di sostegno per i candidati e le candidate?
Prima e dopo le elezioni intendiamo organizzare incontri tematici sui diversi ambiti toccati dalle politiche comunitarie. Una volta in parlamento porteremo avanti un lavoro di rete con tutti gli eletti per organizzare iniziative politiche, attivare e mobilitare comunità territoriali, sostenere battaglie politiche comuni.

Ecco i 15 i candidati e le candidate:

  1. Mariapia Abbracchio, 67 anni, Donna, NORD OVEST, Azione
  2. Shady Alizadeh, 34 anni, Donna, SUD, PD
  3. Arianna Bettin, 29 anni, Donna, NORD OVEST AVS
  4. Ugo Biggeri, 58 annì, Uomo, NORD EST, 5 STELLE
  5. Annalisa Corrado, 50 anni, Donna, NORD EST, PD
  6. Jasmine Cristallo, 43 anni, Donna, SUDì, PD
  7. Humberto Insolera 48 anni, Uomo, CENTRO, PD
  8. Lucrezia Iurlaro, 26 anni, Donna, CENTRO, AVS
  9. Giovanni Mori, 31 anni, Uomo, NORD OVEST AVS
  10. Antonio Mumolo, 62 anni, Uomo, NORD EST, PD
  11. Monica Romano, 45 anni, Donna transgender, NORD OVEST, PD
  12. Benedetta Scuderi, 29 anni, Donna, NORD OVEST, AVS
  13. Marco Tarquinio, 66 anni, Uomo, CENTRO, PD
  14. Pasquale Tridico, 48 anni, Uomo, SUD, 5 STELLE
  15. Alessandro Zan, 50 anni, Uomo, NORD EST, PD

Di Seguito gli impegni e informazioni di ciascun candidato e candidata.

In fondo a tutte le schede personali, gli impegni relativi alle proposte contenute nel libro “Quale Europa” del Forum Disuguaglianze Diversità che trovate qui.

Mariapia Abbracchio

67 anni, NORD OVEST, Azione

Mariapia Abbracchio, Vice-Rettrice all’Università degli Studi di Milano, sfrutta il suo ruolo per potenziare il finanziamento della ricerca UE, la collaborazione intergenerazionale e ridurre il divario di genere nella scienza.

Sono una scienziata biomedica e credo fortemente nella ricerca scientifica e tecnologica come motore di crescita non solo culturale e sociale ma anche economica. Dal 2004 lavoro con (e per) la Commissione Europea alla selezione dei progetti europei da finanziare. Dal 2018 sono vice rettrice e con delega a ricerca e innovazione dell’Universita’ degli Studi di Milano dove ho attuato politiche in linea con le policy della Commissione e del Parlamento europeo per attrarre i giovani alla ricerca interdisciplinare e intergenerazionale, per favorire lo sfruttamento dei trovati e la generazione di spin off e ridurre il gender gap nella scienza.

Per quale motivo si candida?

“Mi candido per mettere a disposizione la mia esperienza di governo e promuovere la ricerca come motore di progresso per l’Europa. Voglio rappresentare gli interessi di tutti quelli che credono nelle competenze e nel pragmatismo come mezzo per raggiungere obiettivi concreti e importanti. I miei alleati sono tutte le persone serie e preparate che vogliono collaborare a risolvere le grandi sfide che ci aspettano.

Ecco le proposte su cui dovremmo lavorare insieme

1. Più diritti sociali per tutti e tutte

  • Inviolabilità dei diritti delle persone, stato di diritto per tutti e tutte; nuove politiche per i migranti attraverso l’apertura di canali di ingresso ufficiali;
  • Più diritto allo studio, più sostegno alla formazione secondaria attraverso esenzioni dalle tasse e borse di studio;
  • Più accesso alla salute: armonizzazione dei sistemi sanitari del paesi dell’Unione, per assicurare anche attraverso l’attivazione del MES l’accesso equo all’assistenza sanitaria essenziale; istituzione di una nuova agenzia europea per le malattie e i farmaci “orfani” e per le emergenze sanitarie.

2. Tecnologia al servizio dell’uomo

  • Applicazione del digitale alla prevenzione e cura delle malattie (medicina personalizzata, medicina di precisione, telemedicina, medicina nel metaverso);
  • Applicazione del digitale alla transizione ecologica, anche attraverso l’Internet of Things, per la prevenzione dei disastri ambientali, per la rigenerazione e protezione dei territori, per l’equo accesso all’acqua e al cibo sostenibile;
  • Digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, dei trasporti e dei servizi in generale.

3. Ricerca e accesso ai dati

  • Promozione della ricerca blue sky, precompetitiva e interdisciplinare;
    Accesso equo alla conoscenza e ai dati, e -loro condivisione regolamentata (data altruism) per lo sviluppo di policy sanitarie, economiche e sociali;
  • Creazione di banche dati pubbliche, sovranità digitale dell’Europa per contrastare il monopolio digitale delle Big Tech americane e asiatiche.

4. Innovazione, cooperazione e partnership pubblico-privato

  • Politiche e atti legislativi per favorire l’imprenditorialità, la cooperazione e l’aggregazione di associazioni di scopo pubblico-privato;
  • Nuovi strumenti per la formazione di profili intersettoriali (es, potenziamento dei dottorati industriali);
  • Politiche per favorire l’accesso equo alla conoscenza e ai dati, e loro condivisione regolamentata (data altruism) per lo sviluppo di policy sanitarie, economiche e sociali;
  • Strumenti e atti legislativi per la  traslazione delle scoperte e delle nuove idee in applicazioni concrete per la salute dell’uomo, dell’ambiente e degli animali, per favorire l’interazione delle accademie e dei centri di ricerca pubblici con imprese e start-up”

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

Mi sono avvalsa dell’ascolto e del dialogo sociale per tutte le attività organizzative e amministrative che ho condotto durante i gli ultimi 6 anni, in cui ho servito la mia università come rettrice vicaria e Prorettore a ricerca innovazione; l’attività forse principale è stata quella iniziata nel 2021 quando ho promosso l’istituzione, all’interno del mio ateneo, di una nuova policy per favorire il rientro delle/dei giovani ricercatrici/tori dalla maternità/congedo parentale. A tale scopo abbiamo istituito un Gruppo di Lavoro, da me presieduto, composto da una Task Force di esperti/e delle Direzioni amministrative dell’ateneo e da un Comitato di esperti interni ed esterni all’ateneo che hanno svolto attività di consulenza nelle fasi di elaborazione della policy e nelle successive fasi di implementazione. Facevano parte del Comitato il presidente del nostro Comitato Etico, diversi giuristi, politologi esperti di giustizia sociale e di carriere STEM, amministrativisti e scienziati. I lavori hanno previsto innanzitutto un’analisi di contesto e dello stato dell’arte sull’andamento delle carriere femminili e maschili e su maternità e paternità all’interno dell’ateneo, a cui è seguita l’individuazione delle misure da attuare e della normativa da seguire. I lavori sono durati quasi un anno, in cui ho svolto un ruolo di coordinamento e armonizzazione fra i punti di vista diversi degli esperti, conciliandoli fra di loro e trovando soluzioni ai vari ostacoli normativi e amministrativi (link).

Nel dicembre 2023 e’ stato emesso il bando per una prima azione pilota riservata alle mamme scienziate non ancora assunte a tempo indeterminato con bimbi di meno di 12 mesi.

La policy sarà nel futuro rivolta anche ad altre fragilità che possono presentarsi durante la carriera di tutti e tutte, quali, ad es. la necessità di assistenza a persone diversamente abili o anziane nella famiglia.”

Clima

Di base, concordo con le politiche descritte nella vostra agenda.
La transizione ambientale è necessaria per salvare il pianeta, preservare e ove necessario rigenerare il territorio. Tuttavia, molto degli obiettivi contenuti nel Green Deal dovranno essere rivisti alla luce di una serie di analisi di impatto tecnologicamente neutrali. Per la produzione elettrica, va garantito pari sostegno normativo e finanziario a tutte le tecnologie a bassa emissione. Il Green Deal andrà inoltre affiancato con un Blue Deal per la resilienza idrica.

Giustizia Sociale

Le priorità del mio programma sono assolutamente in linea con quelle da voi indicate. Mi impegno soprattutto a lavorare per favorire l’equo accesso all’istruzione e all’educazione permanente, fattori potentissimi di pre-ridistribuzione del reddito e della ricchezza. E’ necessario garantire equo accesso alla conoscenza e ai dati, attraverso la creazione di una banca dati pubblica europea, e la condivisione regolamentata dei dati (data altruism) per lo sviluppo di policy sanitarie, economiche, ambientali e sociali.

Economia

E’ necessario investire in un’Europa della Conoscenza, per favorire la traslazione delle scoperte e delle nuove idee in applicazioni concrete per la salute dell’uomo, dell’ambiente e degli animali, e per generare profitti che possano poi essere reinvestiti nei pilastri della giustizia sociale. E’ necessario investire nelle partnership pubblico privato, soprattutto nei domini nei quali i prodotti e gli obiettivi finali non siano “profitable” per le Big Companies e i Big Tech, ma rispecchino forti bisogni della comunità tutta.
Nel settore della salute, è necessario investire nella nuova agenzia per malattie farmaci “orfani“ attraverso finanziamenti costanti nel tempo che stimolino il pubblico a collaborare con PMI e start-up dotate di knowhow specifici, con modelli di coprogettazione e coinvolgimento di tutti gli stakeholder coinvolti fin dal disegno degli obiettivi intermedi e finali.

Europa

Un’Europa più giusta e’ un’Europa più coesa, basata su un’economia solida più orientata alla generazione di profitti che possano essere re-investiti in beni comuni:

  • protezione dei diritti di tutti e tutte, libertà di espressione e pari opportunità al di la’ del gender, del substrato economico e della provenienza sociale e culturale.
  • Istruzione ed educazione permanente caratterizzati dalla contaminazione con culture e ambienti diversi e dalla libera circolazione degli studenti all’interno dell’unione;
  • lavoro con salari dignitosi e prospettive di crescita culturale sociale;
  • ricerca innovazione come motori per la rigenerazione del territorio, la prevenzione e la cura delle malattie, e la diffusione delle arti e della cultura;
  • protezione dell’ambiente e degli animali e del patrimonio culturale europeo, pur nel mantenimento delle differenti identità culturali e storiche, inclusa la lingua.

Shady Alizadeh

34 anni, SUD, Partito Democratico

Shady Alizadeh, avvocata e attivista, difende i diritti delle donne e la parità di genere nei luoghi di lavoro, promuove i diritti umani universali e sostiene le donne iraniane nella ricerca della protezione internazionale

Sono Avvocata, mi occupo di tutela dei diritti delle donne e parità di genere nei luoghi di lavoro. Sono attivista per il riconoscimento dei diritti delle donne quali diritti umani universali. Membra nel movimento Donna Vita Libertà, mi sono impegnata nel portare anche in europa il messaggio di democrazia della premio nobel per la pace Narges Mohammadi, oggi ancora in carcere a Teheran. In questi anni ho aiutato con il movimento le donne iraniane vittime di torture e violenze in Iran ad arrivare in Italia e ottenere il riconoscimento della protezione internazionale. Come avvocata ho fatto parte del pool della difesa di un’attivista curdo iraniana ingiustamente incarcerata per via del decreto cutro per aver distribuito acqua e viveri durante la traversata nel mediterraneo e per questo ritenuta aiutante del “capitano”

Per quale motivo si candida?

Mi candido principalmente per portare anche in europa il messaggio donna vita libertà e per la tutela dei diritti delle donne. Esiste un filo rosso che lega la condizione della donna ovunque nel mondo e si manifesta in una cultura che continua a considerarci subalterne. Noi donne siamo sotto attacco, in Europa e in Italia in particolare, eppure siamo noi il motore della cultura e dell’economia contemporanee. Mi impegno per trasmettere il messaggio che i diritti delle donne sono diritti umani universali.

La mia candidatura è al servizio di tutte le donne.

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

Da oltre 15 anni mi occupo di partecipazione, precedentemente con l’associazionismo ho contribuito a creare una rete di oltre 10.000 laureandi e dottorandi italiani per la scrittura e elaborazione di proposte di legge a livello nazionale e regionale, alcune di queste proposte sono diventate leggi. Ho promosso dei tavoli di confronto sulle modifiche introdotte del regolamento di Dublino.
Ho elaborato un ODG di adesione e solidarietà al movimento Donna Vita Libertà approvato dell’Assemblea del Partito Democratico e con il quale si chiedeva al Governo un maggiore impegno contro il Regime della Repubblica Islamica dell’Iran.
Sono stata udita dalla Commissione dei diritti umani alla camera per riportare le violenze commesse dal Regime iraniano nel confronti dei e delle giovani chiedendo al Governo e alle istituzioni europee di inserire le Guardie della Rivoluzione nei liste delle organizzazioni terroristiche e proteggere la diaspora dalle ingerenze del regime anche qui in europa.

Organizzato eventi, marce e scritto articolo sull’impegno del riconoscimento dei diritti delle donne quali diritti umani universali. Organizzazione di momenti di formazione e confronto sui temi della parità di genere , disconoscimento di condotte abusive e discriminatorie e promozione di un linguaggio neutro e gentile in aziende private e cooperative.

Organizzato eventi sul tema della pace con il PD puglia invitando Taghi Rahamani, giornalista e attivista politico esiliato in Francia e coniuge del premio nobel per la Pace 2023, Narges Mohammadi. Promosso audizione alla camera e al senato di Rahamani e incontro con il PD e il movimento donna vita libertà europeo per promuovere un percorso di dialogo di luce sui diritti delle donne.

Clima

Il pieno traguardo degli accordi internazionali sulla riduzione delle emissioni. L’investimento agevolato per l’uso delle rinnovabili e una forte detassazione per le imprese green che dovranno essere trainanti per l’economia del mezzogiorno italiano soprattutto in tema agricolo.

Investimenti europei sulle comunità energetiche, anche condominiali e familiari.

Giustizia Sociale

Giustizia sociale significa pari opportunità. Pertanto accesso alla scuola e ad un’istruzione universitaria di alta formazione per studenti italiani, stranieri e disabili prevedendo strumenti economici a tal sostegno. È necessario prevedere strumenti d’accesso al credito senza eccessive garanzie che rendono impossibile alle categorie sociali più fragile l’ottenimento di linee di credito per la propria autodeterminazione, si pensi alle donne, giovani e stranieri e richiedenti asilo. Lo stesso sul welfare. Servizi per tutti, senza distinzione alcuna. Dagli asili nido alle residenze per anziani. Un welfare che produca benessere, lavoro e prosperità su standard europei che oggi non vengono rispettati.

Economia

Se parliamo di finanza è necessario azzerare i paradisi fiscali Ue come Malta, dove le mafie occultano denaro. Serve una patrimoniale europea per sostenere l’industria e l’agricoltura europea. Una finanza che investa sulle future generazioni per la crescita e prosperità.

Europa

Penso che le grandi case politiche europee debbano trasformarsi in partiti europei veri e radicati.

Poi ‘associazionismo. In Europa mi batterò per promuovere dei percorsi di partecipazione e formazione come l’associazionismo sopratutto nel mezzoggiorno. È necessario, ora più che mai, riscoprirsi cittadini e cittadine europee con le stesse opportunità, non andando ad accentuare quelle che possono essere differenze e disuguaglianze sociali, territoriali e di genere. Ci deve unire un senso di rinnovata umanità che si basa sul riconoscimento dell’altro con le proprie diversità senza trasformarle in discriminazioni. Solamente con un radicamento della cultura e della rappresentanza europea nei territori si può creare una prosperità equa.
Così ricostruiamo partecipazione pluralista e democratica, quindi una nuova identità europea.


Arianna Bettin

29 anni, NORD OVEST, Alleanza Verdi-Sinistra

Arianna Bettin, Assessora alla Cultura a Monza, si impegna nella politica civica con focus sullo sviluppo culturale, la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale. Attiva dall’età di 16 anni

Ho 29 anni e da quando ne avevo 16 mi dedico all’attivismo politico a Monza, città in cui sono cresciuta e di cui oggi sono Assessora a Cultura, Parco e Villa Reale e Università, anche grazie al sostegno di “Ti Candido”. Nel 2016 sono stata tra le fondatrici della lista civica “LabMonza – La sinistra civica e ambientalista”, di cui sono stata portavoce negli anni del covid e capolista alle elezioni del 2022, risultando la candidata donna più votata della coalizione di centro-sinistra. Ho studiato al liceo linguistico, ho una laurea triennale in Filosofia, una laurea magistrale in Relazioni Internazionali e nel 2021 – dopo qualche stage più o meno retribuito – ho vinto una borsa di dottorato in Studi Strategici e di Sicurezza. Per molti anni ho praticato con passione atletica leggera e durante il percorso universitario ho avuto la fortuna di poter studiare per un anno e mezzo in Germania.

Per quale motivo si candida?

Credo fermamente nella costruzione “dal basso” di un’Europa che sappia guardare avanti e pensare alto, senza dimenticare da dove arriva. Un’Unione Europea che sappia fondarsi sull’ascolto del territorio e sul contatto con la quotidianità delle persone, rimanendo fedele all’impegno di realizzare una società più giusta e solidale. Che non lasci indietro nessuno e che garantisca a tutti una vita piena, abbattendo qualsiasi forma di discriminazione, contrastando le crescenti disuguaglianze e calando nella pratica, nella realtà di tutti i giorni, la giustizia sociale e ambientale.

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

Dopo aver lavorato per cinque anni con la lista civica di cui sono stata portavoce a Monza a stretto contatto con le realtà associative, abbiamo costruito il nostro programma elettorale attraverso tavoli di dialogo e di ascolto. Nel 2022 LabMonza è risultata l’unica lista della coalizione di centro-sinistra a guadagnare voti assoluti e percentuali sulle elezioni precedenti.
Come assessora alla cultura ho attivato un inedito tavolo delle associazioni culturali, che ha consentito il perfezionamento di bandi a loro destinati e con cui stiamo lavorando a un sondaggio rivolto ai cittadini per indagarne gli interessi culturali, in modo da armonizzare l’offerta comunale e delle associazioni con i gusti della popolazione e coinvolgere più cittadini nel mondo associativo.

I Musei Civici di Monza hanno vinto un bando PNRR nel 2022 per l’abbattimento delle barriere architettoniche fisiche, sensoriali e cognitive, che hanno realizzato con successo grazie alla stretta collaborazione con enti e associazioni che si occupano di disabilità. Oggi i Musei Civici sono con tutta probabilità tra i musei più accessibili alle disabilità d’Italia.

Clima

Un’Unione Europea che si occupi seriamente dell’emergenza climatica sostiene con forza una transizione ecologica rapida e giusta, e ne ripartisce correttamente l’onere. Si preoccupa che i costi della conversione vengano distribuiti equamente, tutelando le fasce deboli e chiedendo di più a chi se ne può fare carico. Il Green New Deal da solo non può rispondere a queste necessità: l’ormai sdoganato debito comune europeo deve essere rivolto alla tutela dei singoli cittadini e delle comunità locali di fronte al cambiamento climatico, al fine di condividere equamente i costi della transizione.

Dobbiamo spingere affinché l’Unione Europea problematizzi la condizione degli animali d’allevamento e introduca nuove norme per una più chiara informazione dei consumatori in merito.

E’ un’Unione più vicina ai territori. Piuttosto che alle grandi opere di dubbia utilità (ma di sicuro impatto ambientale), dà priorità alle piccole e medie opere strategiche per consentire una logistica più efficiente e sostenibile, a vantaggio dei cittadini, e orienta in tal senso più attentamente anche gli investimenti degli Stati membri. Abbiamo vari esempi della strumentalizzazione – se non dell’abuso – delle politiche europee per la realizzazione di opere che feriscono il territorio: dall’impiego di fondi PNRR per realizzare funivie a favore di turista che tagliano in due quartieri popolari, come a Genova, alla TAV, o alle sventurate BreBeMi e Autostrada Pedemontana Lombarda, che intenderebbero potenziare il sesto asse del Ten-T europeo, ma che di fatto guardano solo al trasporto su gomma. Le risorse europee dovrebbero essere orientate maggiormente, ad esempio, a potenziare il sistema ferroviario trans- e interregionale esistente, per rendere il treno un’alternativa accessibile e rapida anche per gli spostamenti quotidiani sulle tratte medie e brevi.

Giustizia Sociale

Urge procedere verso una fiscalità comune, per proteggere il welfare, invertire il processo di privatizzazione dell’accesso alle cure,  redistribuire equamente le risorse, non lasciare indietro nessuno e tutelare la popolazione più esposta economicamente: persone anziane, con disabilità, migranti, giovani famiglie e bambini. La fiscalità comune dovrebbe inoltre negare la possibilità che esistano tra gli Stati membri paradisi fiscali.

Un’Unione Europea che possa dirsi giusta sa creare un sistema di accoglienza dei migranti integrato, che tutela la dignità delle persone coinvolte. E’ un’Europa che non finanzia Paesi che ne violano i diritti, dentro e fuori i propri confini.

Devono essere garantiti il diritto a un lavoro “buono” e retribuito sin dal primo stage, un salario minimo e la possibilità di beneficiare del programma Erasmus indipendentemente dalla situazione economica familiare.

Economia

Debito comune per contrastare la crisi climatica.

Europa

Un’Unione Europea più giusta può realmente fregiarsi del titolo di “potenza civile” nel mondo, non applica criteri differenti in merito al rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario a seconda degli interessi economici in gioco. Promuove percorsi diplomatici al fine di garantire la sicurezza, l’indipendenza e la pace, non contribuisce alla tensione globale con politiche di riarmo fini a sé stesse, ma promuove accordi multilaterali per il disarmo globale e per l’avanzamento del diritto umanitario. Un’Europa sempre più capace di una politica estera autonoma e di condividere fra Stati membri un’idea di politica di difesa comune, funzionale alla prevenzione e risoluzione diplomatica dei conflitti.

In questo momento dobbiamo arginare gli attacchi ai diritti delle donne e delle comunità lgbtqia+ in ogni Stato membro. Per un’Unione più giusta, bisogna rinnovare l’idea di un’Europa antifascista, che ogni giorno conferma il suo impegno per la salvaguardia della democrazia. Che tutela il diritto a un giusto processo e impedisce il trattamento disumano dei detenuti. Che vigila sulla libertà di manifestazione e di espressione, e interviene laddove gli Stati membri adottino misure di ordine pubblico violente e repressive.


Ugo Biggeri

58 anni, NORD EST, Movimento 5 Stelle

Ugo Biggeri, attivista ed esperto di finanza, ha fondato Banca Etica e ha promosso la sostenibilità attraverso Terra Futura, sostenendo politiche economiche progressiste

Sono nato a Firenze 58 anni fa. Già al liceo ho iniziato ad impegnarmi nel sociale e nel volontariato soprattutto con l’associazione Mani Tese. Ho fatto l’obiettore di coscienza al servizio militare e mi sono sposato nel 1990 con mia moglie Mirjam (ginecologa ospedaliera). Abbiamo 3 figli ed una figlia in affidamento. Insieme abbiamo scoperto che per noi il modo migliore di continuare a mettere in pratica gli ideali giovanili era di vivere con altre persone facendo assieme attività sociali e di accoglienza, cosa che facciamo continuativamente da 25 anni.

Ho una laurea in fisica, un dottorato e quindi ho studiato e lavorato in fisica ambientale con una specializzazione in fisica sanitaria (inquinamento elettromagnetico) ed un perfezionamento in sviluppo sostenibile (Università di Trento). Negli stessi anni ho seguito la campagna contro i mercanti di morte che portò all’approvazione della legge 185/90 sul controllo delle esportazioni di armi, la marcia mondiale contro il lavoro infantile (Global March Against Child Labor 1998 ). Sono stato tra i fondatori della Rete di Lilliput e attivista a Seattle (1999), Cancun (2003) e Hong Kong (2005) nei contro vertici agli incontri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Per vari anni ho fatto parte della commissione nazionale di certificazione di un ente certificatore del biologico (ICEA).

Il forte impegno di volontariato in Mani Tese mi ha portato ad essere uno dei fondatori di Banca Etica e quindi ad entrare nel suo primo consiglio di amministrazione già nel 1998. Per il network di Banca Etica ho contribuito ad ideare e coordinare Terra Futura che dal 2004 al 2013 è stata la più importante fiera sulla sostenibilità ambientale e sociale in Italia. In questo percorso le persone socie di Banca Etica, mi hanno eletto presidente della banca nel 2010. Ho quindi seguito un breve corso di perfezionamento per dirigente d’azienda alla Bocconi.

Nel 2023 ho lasciato, per raggiunto limite del numero dei mandati, l’ultima carica avuta nel gruppo Banca Etica: presidente di Etica Sgr, la società di gestione risparmio che per prima in Italia ha gestito solo fondi etici e fatto azionariato attivo. I risultati del Gruppo Banca Etica sono stati eccezionali grazie alla forza e all’impegno di tutte le persone che ci lavorano e che sono socie.
Per passione mi sono sempre interessato alla formazione. A più riprese dal 2009 sono stato e sono ancora docente a contratto di Finanza Etica e Microcredito all’Università di Firenze avendo corsi anche in altre università, tra cui l’Università di Betlemme. Ho promosso la scuolacapitalesociale.it, che usa metodi partecipativi di apprendimento.

Il mio lavoro oggi è quello di rappresentante per l’Europa della Gabv.org – rete mondiale di banche sostenibili.
Sono autore di libri sulla finanza etica divulgativi ed accademici pubblicati anche in spagnolo ed inglese. Sono aperto al nuovo, capace di lavorare in gruppo e parlo 4 lingue oltre all’italiano.

Per quale motivo si candida?

Ho scelto di candidarmi alle elezioni europee perché ritengo di poter portare un contributo importante in Europa sui temi della finanza etica, dell’economia sociale, della pace, della capacità di gestire le crisi ambientali.

Su tutte queste tematiche e su altre ancora (l’agricoltura biologica, la partecipazione, l’accoglienza, la formazione, il microcredito…) ho competenze che derivano da decenni di impegno nel terzo settore (ManiTese, rete Lilliput, ICEA, Fondazione Finanza Etica, associazione che si occupano di accoglienza, Greenpeace…), nel mondo accademico e nel mondo imprenditoriale, avendo ideato ed organizzato dal 2004 al 2010 Terra Futura, la più importante fiera italiana sulla sostenibilità, e soprattutto essendo stato uno dei fondatori e quindi presidente di Banca Etica ed Etica sgr.

Le tante realtà in cui ho collaborato sono indipendenti dai partiti e la mia candidatura è una mia scelta autonoma nata dalla consapevolezza che i temi propri del Terzo Settore abbiamo sempre più bisogno di essere rappresentati nelle Istituzioni e nei processi legislativi. Gli obiettivi della giustizia sociale ed economica , della finanza etica e dell’ambientalismo sono quelli che mi hanno sempre motivato a lavorare con altre persone e che mi hanno spinto a candidarmi, consapevole di poter rappresentare istanze di tante persone che come operatori, volontari, cittadini, vogliono veder cambiare le cose nella loro casa comune, l’Europa.

Perché mi candido? Per essere utile là dove sono competente: ripensare le norme e l’economia per un futuro di prosperità per le persone ed il pianeta. Finanza etica, pace, economia sociale e saper affrontare le crisi ambientali.”

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

Ho coordinato a livello nazionale a molte campagne di pressione politica dal basso già ventenne (metà anni ’80), fino al 2005.
Tra queste: campagna contro i mecanti di morte (approvazione legge 185/90), campagna per legge di iniziativa popolare “”acquisti trasparenti””, campagna contro il lavoro minorile 1998, rete di lilliput, campagne contro il WTO.

Ho collaborato o sostenuto molte altre campagne tra cui per la messa al bando delle mine antiuomo, abiti puliti – clean cloth campaign, trattato per la messa la bando delle armi nucleari (con ICAN)

La nascita stessa di banca etica è stata un enorme esperienza di partecipazione dal basso che ho avuto la fortuna di promuovere e seguire passo passo come fondatore

Dall’esperienza del movimento dei social forum mondiali ed europei ho fatto nascere terra futura la prima e piu importante fiera della sostenibiltà dal basso (una altro mondo è in costruzione) che si è svolta per 10 anno a Firenze con il supporto di vandana shiva, wolfgang sachs, carlo petrini, susan george, alberto magnaghi e tanti altri

Clima

Le tante crisi ambientali che abbiamo sono sistematiche di un modello di sviluppo che deve essere ripensato. Se è difficile essere d’accordo su quali cambiamenti metter in atto è però certo che fare finta di niente e non cambiare accelererà i problemi ambientali che già ora stiamo vivendo. Il cambiamento climatico rappresenta una novità antropologica: mai nella storia dell’umanità ci siamo trovati di fronte ad una sfida con un tempo di risoluzione così breve. Mentre su altre sfide l’importante è ottenere il cambiamento, meno importante il quando, nella sfidea climatica abbiamo solo poco tempo prima che i processi diventino irreversibili.

Ecco questa consapevolezza sembra mancare e genera fortissimo disagio tra le giovani generazioni che giustamente chiedono di fare tutto il possibile. Non abbiamo un problema tecnologico, abbiamo un problema di volontà di mettere i temi ambientali davanti all’imperativo del profitto. Nella storia economica i disincentivi chiari hanno prodotto innovazioni incredibili si pensi alla produttività del lavoro cresciuta dopo l’abolizione della schiavitù o coi l’aumento dei diritti dei lavoratori.
Non dobbiamo avere paur di tasse, disincentivi, e regole ambientali.

Dobbiamo solo studiarle bene perché le persone più deboli siano sostenute nel cambiamento

L’agricoltura biologica va sostenuta e la politica agricola comunitaria deve avere come obbiettivo la sostenibilità
In Europa ed in Italia ci sono aree in spopolamento talvolta anche di notevole pregio storico, artistico e culturale. Vi sono alcuni segnali di controtendenza, ma sono molto deboli e la mancanza di servizi continua ad essere un forte disincentivo.
Recuperare le aree interne darebbe un vantaggio importante in termini di sostenibilità, messa in sicurezza idrogeologica dei territori, creazione di posti di lavoro, generazione di produzioni locali di qualità, disponibilità abitative e di comunità con buona qualità della vita, riduzione della pressione sui centri urbani.

Potenzialmente le aree interne e rurali potrebbero dare un contributo anche ad immaginare forme di economia meno orientare alla sola ricerca spasmodica del profitto, e più sostenibili, proprio perché chi sceglie di andare a vivere in aree interne ha disponibilità a fare economia seguendo anche altri incentivi oltre a quelli economici.

Giustizia Sociale

NON LASCIAMO INDIETRO NESSUNO
Occorre investire nelle persone per la loro formazione e per mettere in atto azioni concordate a livello Europeo per farle uscire dalla povertà.
L’Europa deve incentivare tutti i suoi stati membri a dare a tutte le persone in tutta Europa scuole e assistenza sanitaria gratuita
Occorre lavorare alla redistribuzione della ricchezza perché oggi in Italia la ricchezza posseduta dallo 0,1% degli italiani più ricchi, poco meno di 50.000 persone, è circa tre volte superiore a quella nelle mani della metà più povera della popolazione (25 milioni di italiani – dati Oxfam): Serve un’imposta europea sui grandi patrimoni per finanziare sanità, scuola, lavoro e la risposta alle conseguenze negative dei cambiamenti climatici.
E si deve spostare la tassazione dal lavoro all’ambiente in modo da aumentare i salari delle persone lavoratrici.

MIGRAZIONI COME OPPORTUNITÀ
Abbiamo bisogno di persone, ora!
Se anche accadesse che la natalità torni a crescere in Italia tra 25/30 anni sarà troppo tardi.
Già oggi ci sono approssimativamente 3 persone pensionate ogni 4 lavoratrici e questo dato sarà sempre più insostenibile. Invece di gestire le migrazioni come emergenza o come problema, gestiamole come opportunità, creando canali sicuri per far venire le persone a lavorare in Italia

RIDARE VALORE ALLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO
L’Unione Europea è uno dei donatori più importante a livello mondiale, ma non preme abbastanza affinché tutti gli stati rispettino le promesse reiterate e mai rispettate da 54 anni di dedicare lo 0,7% del PIL all’aiuto allo sviluppo. In un’ottica di lungo periodo la equità e il benessere internazionale rappresentano la maniera miglior e più economicamente efficiente per evitare crisi, guerre e processi migratori.
Fanno creati importanti programmi di sostengo per le filiere sostenibili del cibo e per sostenere le attività economici locali tramite micro progetti e microcredito.
Coerentemente con gli obbiettivi di pace occorre rafforzare le esperienze di peace building e di dialogo per la risoluzione dei conflitti

FAVORIRE L’ECONOMIA SOCIALE
L’economia sociale è un tratto distintivo Europeo che aiuta la coesione sociale, l’inclusione, il raggiungimento degli obbiettivi di sostenibilità.
Occorre favorire i processi partecipativi dell’economia sociale (forme aggregative, cooperative di comunità, cooperative sociali, non profit)
Si possono definire assorbimenti patrimoniali ridotti su finanziamenti aventi finalità sociali, favorendo così lo sviluppo del credito bancario per tali attività (Social Supporting Factor)
Si può rendere efficace l’alleanza fra pubbliche amministrazioni, finanza ed economia sociale, attraverso la partecipazione sussidiaria e congiunta di tutti gli attori socio-economici
Occorre finalizzare la legge sulla Fondazione Europea (ancora non emessa) e istituire una Società Benefit europea
Promuovere interventi sia per l’accesso a credito e microcredito (anche tramite garanzie), che per quello al mercato di capitali tramite interventi azionari, quasi azionari e mezzanini, oltre che a ogni altra forma di contributo a sostegno della crescita delle imprese sociali e ad impatto sociale, in linea con quanto previsto dal Piano Europeo per l’Economia Sociale (2021) e dalle Raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea (2023)

Economia

La definizione di prodotti di finanza sostenibile da parte dell’Unione Europea (Reg. 2088/2019 e 852/2020) è sicuramente significativa a livello mondiale. Di particolare interesse è il principio “Do not significantly harm” che implicitamente impone una attenzione ambientale e sociale continua nel fare impresa.
È necessario però migliorare la tassonomia ambientale (no Gas e Nucleare) e implementare correttamente anche la tassonomia sociale
Sarebbe importante una visione volta a superare l’approccio per “prodotti” (riforma della tassonomia). Regolamentare solo dei prodotti di finanza sostenibile sta favorendo nuove forme di greenwashing ed allontana l’obbiettivo della Commissione di reindirizzare i mercati verso la sostenibilità.
Serve assolutamente disincentivare e ridurre l’ipertrofia dei mercati finanziari in particolare quello dei derivati che stanno drenando enormi risorse alle attività economiche. Nel 2018 un rapporto dell’European Markets and Infrastructure Regulation (EMIR) ha stimato in 600 trilioni di dollari il mercato dei derivati in UE. Il che corrisponde a decine di trilipni di euro in potenziali investimenti mancati. Non si tratta più di forme assicurative dei mercati, ma di pura speculazione che va rallentata con una tassa sulle transazioni finanziare o con disincentivi normativi (riferimento Annual Statistical Report on EEA30 Derivative Markets – ESMA European Securities and Markets Authority, Paris, 2018)
Dare criteri più stringenti per i Piani “net zero”:
stabilire linee guida per la redazione e revisione dei Piani “net zero” delle istituzioni finanziarie, coerenti con le Raccomandazioni ONU; impedendo la realizzazione di nuovi finanziamenti finalizzati all’espansione delle fonti fossili; stabilendo obblighi di definizione di obiettivi di decarbonizzazione assoluti, nonché obblighi di rafforzamento dell’impegno verso la transizione ecologica e di tutela non solo dei territori ma anche dei diritti umani e delle popolazioni indigene (come richiesto dalle organizzazioni della società civile)
Occorre quindi iniziare a pensare disincentivi per la finanza “tradizionale” (brown punishing factor) altrimenti non si potrà realizzare la transizione auspicata solo attraverso i cambiamenti volontari degli operatori finanziari. Ad esempio, pensare a dei requisiti patrimoniali differenziati su finanziamenti con impatto ambientale: maggiorati per finanziamenti che possano generare impatti ambientali negativi e ridotti per finanziamenti legati alla tutela dell’ambiente (escludendo quelli riguardanti gas e nucleare), di modo da disincentivare le banche a realizzare finanziamenti per attività più rischiose e rendere disponibili più risorse finanziarie per il credito alla transizione ecologica
Allo stesso tempo vanno favorite e non oppresse di burocrazia le imprese finanziarie (e non) seriamente orientate ad obbiettivi di sostenibilità.

Europa

RIPORTARE LA PACE IN EUROPA
La pace è una delle ragioni costitutive dell’Unione Europea: oggi dobbiamo avere il coraggio di lavorare per la pace e non per la guerra!
Non è con la guerra che si ottiene la pace, come sancisce la nostra costituzione nel suo articolo 11 che sarebbe bello far divenire un valore europeo.
La Legge italiana 185/90 sul controllo del commercio delle armi non va cambiata e deve essere di ispirazione a livello Europeo
È necessario e dovrebbe essere logico che le produzioni di armamenti non possano rientrare nella definizione di finanza sostenibile: un po’ difficile sostenere il contrario, eppure…, è fondamentale metter in campo tutte le azioni diplomatiche possibili per far tacere le armi e iniziare con pazienza a risolvere le controversie con altri mezzi. Dobbiamo costruire ponti e non muri.

UN’UNIONE EUROPEA CHE FUNZIONI: RIFORMIAMO I TRATTATI
La partecipazione e la possibilità di ascoltare e far esprimere i cittadini deve essere perseguita in modo più efficacie e deve trovare nuove forme più vicine alle persone: occorre ridurre il potere delle lobby dei grandi gruppi nell’influenzare le decisioni. L’UE deve istituire un Corpo Diplomatico di Pace dedicato alla risoluzione dei conflitti e delle crisi nel mondo, si tratta di un vero e proprio corpo autonomo di intervento nelle aree di crisi e a rischio di escalation, portatore del know how della costruzione della pace ed aperto alle iniziative di pace della società civile
Occorre favorire un sistema bancario più resiliente separando le banche d’affari dall’attività bancaria tradizionale e valorizzando le piccole banche. In questo modo potrà essere in grado di raggiungere i bisogni di tutti i territori e possa lavorare in ottica della prosperità per le comunità in cui opera e non solo per generare profitti per gli azionisti
Si deve contrastare in modo efficacie i paradisi fiscali e le tecniche e gli accordi di ottimizzazione fiscale che consentono ai grandi gruppi di pagare molte meno tasse delle piccole medie imprese. Ad esempio, introducendo la contabilità per paese per pagare la dove si produce (country by country reporting)


Annalisa Corrado

50 anni, NORD EST, Partito Democratico

Veterana dell’ingegneria e dell’impatto ambientale, Annalisa Corrado infonde energia nei movimenti di base per la giustizia climatica e riveste un ruolo chiave nell’attivismo progressista per lo sviluppo sostenibile.

Dopo la laurea in ingegneria meccanica, ho conseguito un dottorato in energetica, presso l’Università di Roma “La Sapienza”, incentrato sull’analisi di impatto ambientale dei sistemi energetici.

Attualmente ricopro il ruolo di responsabile dello sviluppo di progetti innovativi presso la ESCO AzzeroCO2 e sono la responsabile delle attività tecniche dell’associazione Kyoto Club.

Ho avviato il mio percorso professionale come consulente per la valutazione del ciclo di vita e dell’impatto ambientale di prodotti e servizi, presso la società Ecobilancio e poi presso l’istituto di ricerca Ambiente Italia. Ho lavorato presso il Ministero dell’Ambiente, nella divisione per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica.

Per quale motivo si candida?

Dal 2014 mi dedico all’attivismo per la giustizia climatica. Nel dicembre 2020 mi sono insediata nel comitato etico di Etica sgr (carica elettiva, a cui ha rinunciato ad aprile 2023, per accettare un incarico partitico) e nell’ “inspiration board” del laboratorio di sostenibilità ed economia circolare dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.

Dal 2023 siedo nel comitato scientifico della associazione nazionale Nuove Ri-generazioni.

Nel 2022-2023 ho collaborato stabilmente con la trasmissione GEO, su Rai 3, per l’approfondimento tematico dell’agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Sono attiva nella formazione e nella divulgazione scientifica, ho scritto “Le ragazze salveranno il mondo” (aprile 2020 ed. People), “Nessi e Connessi” (aprile 2023 ed. Il Saggiatore), “Pensiamo verde” (settembre 2023, ed. Il Battello a Vapore, Pimme).

Ho co-ideato e promosso le petizioni #BastaAmianto e #StopClimateFake sulla piattaforma change.org

Da aprile 2023, sono nella segreteria del Partito Democratico con Elly Schlein Segretaria, con deleghe alla Conversione ecologica, Clima, Green economy e Agenda 2030.

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

Assieme ad Alessandro Gassmann, ho ideato il progetto #GreenHeroes , nato per promuovere e valorizzare le esperienze virtuose legate al mondo della sostenibilità.

Gli obiettivi erano molteplici: ripulire il campo da fake news; evitare di cadere nelle trappole del greenwashing; individuare i giusti strumenti per approfondire la complessità e la gravità delle crisi ambientale, climatica e sociale che stiamo affrontando.
L’iniziativa nasce dalla consapevolezza che è necessario  mettere a sistema le potenzialità della cosidetta green economy ma soprattutto della green sciety! Solo una reale presa di coscienza collettiva, permetterà che le cose cambino davvero, con la necessaria velocità.

È stato immediatamente chiaro quanto fosse importante puntare su un messaggio positivo e propositivo, che non usasse le leve della paura, ma, piuttosto, quelle della speranza e dell’ispirazione.
L’Italia è piena di storie meravigliose di imprenditrici e imprenditori visionari, di collettivi e comunità che da lustri hanno saputo trasformare problemi in opportunità, “”scarti”” in risorse.
Sono le realtà più resilienti del nostro tessuto economico e sociale che non solo sono riuscite a ridurre le emissioni di un certo settore o di un certo servizio, ma che ne hanno rivoluzionato approcci, processi e metodiche, conducendo un virtuoso “”salto di specie”” da un’economia predatoria e fossile, a una generativa e solidale.

Sono i campioni dell’economia circolare, delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica, del turismo e della mobilità sostenibili, dell’inclusione e della leadership plurale. Sono realtà già attualmente in grado di generare fatturati a più di sei zeri e decine di migliaia di posti di lavoro, spesso cresciute combattendo coltello tra i denti normative ingessate e burocrazie ginepraio, mentre avrebbero dovuto essere prese ad esempio e sostenute in ogni modo.

Clima

Informazione e sensibilizzazione dei cittadini e delle cittadine: l’emergenza climatica ha bisogno di consapevolezza! Lotta alle fake news che sempre più spesso descrivono le politiche ambientali come politiche contro i poveri! Ma soprattutto un’azione capillare e incalzante per promuovere il risparmio e la democrazia energetica, le energie rinnovabili, lo stop al consumo di suolo, l’economia circolare, l’agroecologia, la rigenerazione urbana.

Giustizia Sociale

Partecipazione, creazione di comunità, reti e processi collettivi che aumentino la coesione sociale e riducano marginalità, fragilità ed isolamento.

Economia

Fuoriuscita dall’economia tossica, predatoria e patriarcale delle fonti fossili. Promozione di una green economy realmente sostenibile e attenta all’impatto sociale.

Europa

Promuovere politiche ed azioni che non lascino indietro nessuno e costruiscano un’Europa solidale, leader mondiale di giustizia ambientale e climatica


Jasmine Cristallo

43 anni, SUD, Partito Democratico

Jasmine Cristallo, rinomata per il suo attivismo dinamico come la ‘rivolta dei balconi’, lavora instancabilmente per la pace, la giustizia sociale e la riduzione delle disparità, specialmente nel Sud Italia

Sono un’attivita per i diritti sociali e civili e ho maturato numerose esperienze sul campo nell’ambito della cooperazione e del terzo settore. Sono impegnata a vario titolo all’interno di associazioni no profit attive nel sociale e nel sostegno a persone svantaggiate. Sono componente dell’assemblea nazionale e della direzione nazionale del Partito Democratico.

Per quale motivo si candida?

La militanza è la costante della mia vita, è sempre stata la declinazione concreta dei valori in cui credo: la pace, la giustizia sociale, la lotta alle disuguaglianze e, tra queste, una vera e propria riscossa del Sud.

Credo nella politica come strumento per cambiare le cose e la leadership di Elly Schlein mi ha convinto che questo fosse possibile insieme al partito democratico. Ho deciso così di accettare una forma nuova da dare alla mia militanza con la volontà di coinvolgere tutti gli attivisti e le persone con cui ho condiviso campagne ed esperienze di partecipazione nel corso degli anni e che troppo spesso si sono sentiti inascoltati e inascoltate.

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

Sono stata portavoce nazionale del movimento 6000sardine. Ho ideato e dato il via alla ‘rivolta dei balconi’ contro il Ministro Salvini.

Clima

Credo che il clima sia molto spesso una concreta emergenza sociale nel Mezzogiorno d’Italia, la tutela ambientale non è solo la sacrosanta protezione del nostro futuro comune o cura della salute della persona nel presente. La transizione ecologica significa anche diritto ad un futuro economico per agricoltori del mediterraneo, pescatori, piccoli produttori. Sono, anche in Italia, i soggetti più fragili (anziani provati da ondate di calore, abitanti di aree inquinate o maggiormente esposte ad eventi climatici estremi) e le realtà imprenditoriali più piccole, ad essere vittime già oggi dell’effetto dei cambiamenti climatici.

Giustizia Sociale

La priorità per garantire una società più giusta e per ampliare l’efficacia di riforme non più rimandabili nell’ambito della transizione ecologica, digitale, socialmente giusta, è la riduzione delle disuguaglianze: dei divari territoriali che rallentano la crescita di tutti e si traducono nel mancato accesso all’istruzione, alle cure, al lavoro per troppe persone; delle inaccettabili disuguaglianze di genere che a partire dal diritto alla salute sessuale e riproduttiva, fino alla parità salariale e a congedi parentali paritari trovino una maggiore armonizzazione dei diritti delle donne nell’Unione europea; dell’incredibile sospensione dell’umanità e dei diritti umani quando si tratta di gestire il fenomeno migratorio lasciando soli paesi di frontiera come l’Italia e peggio, pensando di esternalizzare le frontiere dell’Unione dando in pasto le persone migranti alle peggiori violazioni di diritti umani.

Economia

La tragedia della pandemia ha cambiato la risposta europea alle crisi con un avanzamento significativo in materia di patto di stabilità e crescita, di fondi a tutela dei lavoratori europei (e.g. programma SURE), con l’emissione di titoli di debito comune. La permanenza di questi strumenti, unitamente all’irrobustimento dell’irrisorio bilancio europeo e ad una maggiore giustizia fiscale nell’Unione dovrebbero sostenere un nuovo welfare per tutti i cittadini e le cittadine dell’unione perché lo stato sociale significhi nuove ed ampliate misure di sicurezza sociale, dei lavoratori, sanitaria, educativa, per tutti e tutte.

Europa

Una riforma dei trattati che dia maggior peso al Parlamento europeo, limiti i poteri di veto ad oggi esercitabili su delicate materie comuni e dimostratisi antidemocratici e rafforzi la legittimazione democratica di tutte le istituzioni dell’Unione è un’ambizione enorme ma necessaria per rendere più democratica l’UE e consentire una maggiore e più coraggiosa efficacia nell’intervento per una maggiore giustizia fiscale (con l’esistenza di paradisi fiscali addirittura dentro l’Unione), per evitare un dumping salariale che fa male a tutti i lavoratori e le lavoratrici, per estendere più velocemente i diritti delle persone sulla scia, ad esempio, di quanto fatto con la direttiva per i lavoratori delle piattaforme e con la prima normativa al mondo sull’intelligenza artificiale. Anche sulla salute e sui pilastri su cui si fonda l’Unione, pace e stato sociale, è possibile tornare ad investire anche dando dal basso il suo pieno significato democratico alla parola sovranità e una connotazione sociale all’abusato concetto di sicurezza.


Humberto Insolera

48 anni, CENTRO, Partito Democratico

Humberto Insolera, attivista per i diritti dei sordi da 20 anni e membro esecutivo del Forum Europeo sulla Disabilità, difende i diritti dei gruppi emarginati, promuovendo uguaglianza e dignità

Sono membro esecutivo del Forum Europeo sulla Disabilità

Per quale motivo si candida?

Sono una persona sorda e da circa 20 anni mi batto per i diritti delle persone con disabilità. Vorrei rappresentare tutti, compresi coloro che sono più emarginati. I miei alleati sono coloro che condividono la filosofia di vivere senza pregiudizi, rispettando le proprie scelte con dignità, autonomia e uguaglianza, promuovendo la solidarietà. Le mie proposte comprendono diversi ambiti: dalla sensibilizzazione delle persone, all’coinvolgimento attivo degli esperti, alla creazione e revisione delle normative e linee guida, fino all’implementazione e monitoraggio di azioni innovative e altre iniziative.

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

Ho contribuito attivamente a diverse organizzazioni e iniziative. Ad esempio, ho svolto un ruolo di lobbying per l’inclusione delle lingue dei segni nella Carta Europea delle Lingue presso il Consiglio d’Europa, una prima storica. Inoltre, ho sostenuto la Dichiarazione Scritta sulle necessità di servizi di emergenza 112 accessibili a tutti, che ha ottenuto il maggior supporto nel 7° Parlamento Europeo. Questi risultati sono il frutto di una stretta collaborazione con altre associazioni e altri.

Clima

Affrontare l’emergenza climatica richiede investimenti nei trasporti pubblici sostenibili, promozione dei veicoli elettrici, pratiche agricole rigenerative e l’adozione di fonti energetiche rinnovabili. Inoltre, politiche di gestione dei rifiuti, ricerca tecnologica e coinvolgimento delle comunità sono fondamentali per una transizione equa ed efficace verso il futuro.

Giustizia Sociale

Le priorità per una società più equa includono un’istruzione accessibile, un sistema sanitario universale, riforme sociali, sostegno ai migranti e ai rifugiati, giustizia fiscale, innovazione e inclusione, con un’attenzione particolare alla progettazione universale, all’accessibilità, ai fondi monitorati e al centro accessibilità dell’UE. Queste priorità mirano a garantire opportunità paritarie, accesso ai servizi essenziali, un sistema equo per tutti e a promuovere l’accessibilità e l’inclusione per tutte le persone, compresi coloro con disabilità o bisogni specifici, monitorando attentamente l’allocazione dei fondi e sfruttando i centri di competenza dell’UE per promuovere gli standard di accessibilità.

Economia

Le priorità per una politica economica sostenibile includono la promozione di un’economia ecologicamente sostenibile, l’innovazione nel lavoro e gli investimenti in infrastrutture orientate al futuro. Queste soluzioni affrontano le sfide ambientali, promuovono la crescita economica e garantiscono una transizione equa verso un’economia più sostenibile

Europa

Le priorità per un’Europa più giusta includono l’istituzione di una rete di informazioni per favorire lo scambio di conoscenze e migliori pratiche, la distribuzione di linee guida per garantire l’omogeneità delle politiche sociali, il coinvolgimento attivo di una diversità di esperti per promuovere un approccio inclusivo e globale, la distribuzione equa dei fondi per garantire un sostegno adeguato a tutte le regioni, e la trasparenza nel processo decisionale per assicurare l’accountability e la fiducia dei cittadini nell’azione politica europea. Queste iniziative lavorano insieme per creare un’Europa più equa e sostenibile, che tenga conto delle esigenze e delle prospettive di tutte le sue regioni e cittadini.


Lucrezia Iurlaro

26 anni, CENTRO, Alleanza Verdi-Sinistra

Lucrezia Iurlaro, attivista e studentessa di giurisprudenza, guida Tocca a Noi, concentrandosi sui diritti femministi e LGBTQIA+, questioni migratorie e povertà mestruale. Sostiene politiche più forti sui diritti umani nell’UE.

Mi occupo, da presidente dell’associazione Tocca a Noi e da attivista, di battaglie femministe intersezionali, di diritti umani e civili nelle più ampie accezioni: diritti della comunità LGBTQIA+, diritti delle persone migranti, etc.

In particolare la mia attività associativa si è incardinata sulle battaglie femministe e sui diritti civili, mentre la mia attività di studio e lavorativa sulla questione migratoria e sull’antimafia.

Da diversi anni con l’associazione Tocca a Noi, di cui sono Presidente dalla sua nascita nel 2021, mi occupo di diritti in chiave intersezionale, con particolare attenzione alla cura dei corpi e con una spiccata chiave femminista e generazionale.

Con Tocca a Noi abbiamo realizzato un #TamponTaxTour con oltre 50 tappe in italia per la battaglia contro la TamponTax e della povertà mestruale, facendo aderire centinaia di enti locali alla nostra causa tramite una campagna di advocacy che ha portato Comuni e Regioni a votare un nostro atto con impegni sia concreti sia rivolti al parlamento.

Questo tour da cui nasce Tocca a Noi, così come le attività successive, sono state possibili solo costruendo una rete di associazioni, realtà civiche, enti locali, che hanno lavorato insieme dal basso.

Per non fermarci al lavoro culturale e politico, abbiamo anche lanciato il progetto #TamponBox, che consiste nella distribuzione e mappatura di punti di accesso gratuiti, mantenuti dalle associazioni della nostra rete, a prodotti igienico sanitari (assorbenti, coppette, preservativi). Grazie alla collaborazione con ArciGay e UISP Firenze, nonché di scuole e associazioni, per la fine dell’anno avremo installato circa 100 tampon box in Italia, con una forte concentrazione in Toscana, dove la nostra rete è maggiormente radicata.
Abbiamo costruito varie campagne sul diritto alla cura dei corpi, e collaboriamo tutt’ora con scuole e enti sportivi per realizzare momenti formativi sulla salute sessuale e riproduttiva nonchè per fare crollare gli stereotipi legati al ciclo mestruale che molto spesso mettono in difficoltà le persone con corpi femminili nelle attività sportive, ma anche lavorative e sociali.

Abbiamo sostenuto come Tocca a Noi anche molte proposte, nate al nostro interno o da altre associazioni, riguardanti una nuova idea di welfare universale: come ad esempio tema generazionale sulle tutele per ogni forma contrattuale o ai congedi di genitorialità paritari.

Studio giurisprudenza e attualmente sto partecipando ad una clinica legale presso l’università di Firenze per la difesa dei diritti dei richiedenti protezione internazionale, attraverso le iniziative organizzate dal “centro di ricerca interuniversitario su carcere, devianza, marginalità e governo delle migrazioni (adir- l’altro diritto)” in collaborazione con la Scuola di Giurisprudenza, grazie alla quale ho la possibilità di svolgere un tirocinio al tribunale di Firenze in sezione immigrazione, dove affianco il lavoro del Giudice in audizione delle persone migranti e nella stesura dei provvedimento per il riconoscimento della protezione internazionale.

Per quale motivo si candida?

Mi candido perchè credo in un’Europa che sappia affiancare alla libera circolazione delle merci e dei capitali, così tanto glorificata, la libera circolazione delle merci e dei diritti estesi a tutte e tutti.
Un’Europa capace di mettere al centro le persone prima che il denaro, e che oggi esiste solo in parte.

Ritengo infatti che la dimensione europea sia quella più adatta a combattere le battaglie per i diritti umani e civili di cui l’Europa si è spesso riempita la bocca senza però veramente portarle fino in fondo, cioè fino alla vita concreta dei cittadini e delle cittadine. Lo è perché in un mondo vasto, ingiusto e interconnesso l’Italia da sola può fare poco, lo è perchè permette ai popoli di unire le loro lotte e accorgerci che i confini nazionali sono spesso più steccati dietro il quale nasconderci che altro.

Facciamo qualche esempio concreto su come l’Europa incida nella concretezza dei diritti:

  1. Molte delle regole che portano all’attuale situazione sono legate al regolamento di Dublino e/o ad altre normative europee, tra cui il pacchetto da poco approvato, che promuove ad esempio la realizzazione di strutture para-detentivi per i migranti, persone che non hanno commesso reati (se non quello, assurdo, di migrare) e che si sostanziano in Italia in strutture come I CPR, veri e propri lager di stato. Per non parlare delle procedure accelerate previste o della definizione di Paese sicuro, che altro non fanno che automatizzare delle scelte basate su criteri generali anziché valutare ogni singolo caso, ogni singola storia, o al finanziamento delle frontiere esterne invece di adottare un approccio comune di soccorso in mare europeo.
  2. Il diritto all’aborto e la tutela della salute sessuale e riproduttiva è presente in modo estremamente diseguale sul territorio europeo, e l’Europa non si occupa in ogni caso, anche dove esso è formalmente presente, di monitorare e sanzionare quei Paesi che, come l’Italia, non lo attuano de facto, rendendolo un diritto formale non realmente garantito. Con la risoluzione recente del Parlamento europeo si fa un passo in avanti per il riconoscimento dell’aborto come diritto fondamentale, ma non sarà possibile un reale inserimento nella carta dei diritti fondamentali fino a quando tutti i governi degli Stati membri non saranno d’accordo, e questo dice tanto anche del ruolo non abbastanza centrale che viene ritagliato all’organo di rappresentanza dei cittadini e delle cittadine (il Parlamento).
  3. Anche sui diritti civili, la libertà di essere e in generale tutti i diritti concernenti la comunità LGBTQIA+ non c’è un’omogeneità tra i vari Stati membri e ancora molto c’è da  fare per una reale affermazione e autodeterminazione di tutte le persone, al di là del loro genere sessuale, la loro identità di genere o orientamento sessuale.
  4. Viviamo in un mondo in cui ancora siamo ben lontani dall’aver raggiunto una parità di genere, e ciò non cambia tra i confini della nostra Europa dove le donne guadagnano il 13% in meno rispetto ai loro colleghi uomini a parità di formazione e mansione, dove le donne lavorano con contratti brevi e coprono maggiormente i lavori di cura tra le mura domestiche, dove secondo un’indagine dell’ European Union Agency for fundamental rights, in Europa il 55 % delle donne ha subito una forma di molestia sessuale dall’età di 15 anni, quali abbracci, baci o contatti fisici indesiderati; il 32 % delle vittime di molestie sessuali afferma che l’esecutore era un superiore, un collega o un cliente; il 75 % delle donne che svolgono professioni qualificate o manageriali ad alto livello hanno subito molestie sessuali nella loro vita; il 20 % delle ragazze di età compresa tra i 18 e 29 anni ha subito molestie virtuali; il 33 % delle donne rivela di aver subito violenza fisica e/o sessuale dall’età di 15 anni, mentre il 5 % è stato vittima di stupri dai 15 anni in poi. E ancora in un’Europa che solamente in parte riesce a riconoscere il diritto all’aborto come un diritto umano fondamentale e dove l’elemento del consenso viene eliminato dalla definizione del reato di stupro. Sono numeri impressionanti che tendiamo a ricordare solamente quando ci troviamo di fronte all’ennesima notizia di un femminicidio, ma quest’ultimo non è che solamente la punta di un iceberg gigantesco. La discriminazione che viviamo sulla nostra pelle in quanto donne è strutturale, ma parte da piccole cose come le mestruazioni. Le mestruazioni sono la prima esperienza che compare nella nostra vita e inizia a farci capire quanto in questa società non veniamo prese in considerazione in quanto donne o persone con un corpo femminile, come se la cura dei nostri corpi non rientrasse in quel diritto fondamentale che è il diritto alla salute. Non abbiamo dati che quantifichino quante persone restino escluse dalla vita sociale, scolastica e lavorativa a causa del mancato accesso ai prodotti mestruali, all’acqua potabile, a servizi igienici idonei, ma sappiamo che ci sono. Parlare di giustizia mestruale, sessuale e riproduttiva è il primo tassello dal quale partire per cominciare una rivoluzione per l’equità tra i generi che non può prescindere da un punto di vista intersezionale. Come iniziare a farlo? Rendendo accessibili e gratuiti i prodotti mestruali per tutte le persone (perché non basta neanche più l’azzeramento dell’IVA sugli stessi), inserendo dei piani di educazione sessuale e affettiva coordinati tra i Paesi membri, prevedendo il congedo mestruale e il riconoscimento di tutte quelle malattie invalidanti dell’apparato riproduttivo femminile. Prendersi cura delle persone significa prendersi cura innanzitutto dei loro corpi, significa riconoscerle.
  5. Ancora oggi la criminalità organizzata di stampo mafioso non è riconosciuta da tutti gli Stati membri come un problema europeo, quando invece lo è eccome ed è risolvibile solamente affermando affiancando alla repressione giudiziaria anche l’antimafia sociale, tramite la giustizia sociale e l’impegno della società civile.

Di fronte a queste e tante altre urgenze, vorrei portare in Europa la voce delle giovani generazioni, in particolare delle giovani donne, ancora oggi sostanzialmente escluse dalla rappresentanza politica.

Infine, ho scelto l’Europa per la dimensione strategica che essa comporta: pensiamo alle dicotomie tra la crisi demografica e i fenomeni migratori, tra l’approvvigionamento di energia, l’uso di fonti fossili e le dipendenze strategiche, la transizione ecologica necessaria e il suo costo sociale, intelligenza artificiale e lavoro, ricerca medica e gestione delle pandemie,  etc. Tutte queste sfide sono pressoché inaffrontabili a livello nazionale, ma impatteranno in modo determinante le vite di tutt* noi nei prossimi anni. L’Europa deve giocare, con coraggio e radicalità, un ruolo centrale in tutto ciò.

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

Me ne vengono in mente due. La prima esperienza, che ha coinvolto la mia adolescenza, è il SIM, il movimento studentesco a cui ho dato vita nel 2013 dopo aver organizzato, collaborando con la Rete della Conoscenza, la manifestazione nazionale di Libera antimafia a Firenze. Da qui comincia con il mio impegno politico, facendo nascere il collettivo “studenti in movimento” in sinergia con l’Unione degli Studenti a livello nazionale. La necessità che con alcune ragazze e ragazzi abbiamo sentito di far nascere un movimento studentesco nuovo su Firenze nasceva dal fatto che sentivamo mancare sul nostro territorio una realtà che fosse capace di costruire le piazze, spiegandole in assemblee aperte, coinvolgendo studenti e studentesse, scrivendo assieme le piattaforme politiche. Non solo con il movimento studentesco ma anche nel mondo della rappresentanza scolastica come rappresentante di Istituto e nel Parlamento degli studenti Toscana, dove le mie battaglie erano per un’istruzione laica e accessibile davvero per tutte e tutti, contro il caro-libri, per un sistema di valutazione che guardasse e si misurasse sulla singola persona e la sua esperienza e non fosse automatico ed oggettivo, dove lottavamo per potere avere degli spazi all’interno della scuola dove ritrovarsi, discutere e organizzarci. Durante gli anni di attivismo nel movimento studentesco ho avuto l’opportunità di partecipare ad iniziative locali e nazionali, tra le quali un corso organizzato dal Forum Nazionale dei Giovani che aveva come obiettivo lo sviluppo di competenze ed esperienza per aiutare a sostenere la creazione di reti di associazioni di studenti operanti a livello locale e nazionale nell’ambito del processo di dialogo strutturato nel semestre italiano di presidenza europea.

Oggettivamente però, l’esperienza di mobilitazione più forte che ho vissuto negli ultimi anni è stato il #TamponTax Tour da cui è nata Tocca a Noi.

Una cinquantina di tappe tappe, più di duecento amministrazioni comunali che hanno sottoscritto, decine di associazioni, partiti, reti civiche che hanno aderito e ci hanno accompagnate. Le storie della povertà mestruale, della discriminazione di genere, di giovani ragazze e donne che organizzando una tappa del Tour scoprivano che potevano essere al centro del dibattito della società e non ai margini delle scelte politiche di altri, quasi sempre uomini.

Di quel tour, oltre l’obiettivo raggiunto (in parte) dell’abbassamento della Tampon Tax e di una forte sensibilizzazione del Paese ai temi di genere e della cura dei corpi, mi porto a casa soprattutto i divani, i letti, le cucine di centinaia di case che ci hanno accolto, spesso anche di persone che da anni non credevano più nella politica e nell’attivismo. Mi rimane nel cuore, tra le tante, la tappa di Foggia (Puglia) dove presero parte solamente le associazioni del territorio, poiché il Comune era stato sciolto per mafia qualche mese prima, e una di queste associazioni era un’associazione che si occupa di assistenza alle persone senza fissa dimora che dopo averci incontrate e conosciuto la nostra battaglia ha iniziato a distribuire assorbenti alle clochard nelle strade della loro città. L’aver migliorato in qualche modo la vita di alcune persone con una campagna per i diritti dal basso è il pensiero che mi muove come attivista e nella politica: essere di impatto e arrivare davvero nella vita delle persone per renderla più giusta. Quel tour mi ha convinto che dal basso, con una rete di persone, le cose si possono cambiare.

Clima

La transizione ecologica e il contrasto alla crisi climatica sono una priorità globale ineluttabile.
C’è sicuramente bisogno di un Parlamento europeo molto più connesso con la cittadinanza nello spiegare i rischi catastrofici a cui stiamo andando incontro e la necessità di politiche radicali e nette.
Dai dazi sui prodotti realizzati senza una filiera sostenibile (in termini ambientali, ma anche sociali) agli investimenti in de-carbonizzazione per le nostre fonti energetiche, passando per una rivoluzione della mobilità dolce e su ferro che sostituiscano progressivamente quella su gomma, c’è molto da fare per costruire un’Europa e un’umanità resiliente che viva in armonia con la natura e non perpetri la violenza consumistica con la quale l’ha distrutta soprattutto negli ultimi due secoli.
Anche la conversione dei prodotti base della nostra vita a prodotti sostenibili ha una sua importanza: penso a normative che detassino i beni di prima necessità sostenibili quali assorbenti biodegradabili, coppette mestruali, ma anche dentifricio, spazzolini, fazzoletti: tutti i prodotti basilari per la cura dei corpi dovrebbero costare meno nella loro “versione” ambientalmente sostenibile, finanziando così indirettamente, tramite la domanda, la conversione della produzione dell’offerta.

Giustizia Sociale

Sicuramente in europa c’è il grande tema di “chi paga” la conversione ecologica. Dall’auto elettrica alla casa green, dobbiamo essere sicuri di realizzare policies che comprendano, a livello europeo e dei singoli stati, strumenti per finanziare questa transizione alle persone meno abbienti. La transizione ecologica rischia altrimenti di diventare una macelleria sociale e di permettere ai conservatori di negarne l’importanza facendo leva sui bisogni primari delle persone.

Lo sviluppo compiuto di un intero nuovo pilastro sociale del welfare, costruito sulle più innovative linee del concetto di welfare universale, è una delle cose su cui vorrei lavorare a Bruxelles. Un pilastro che contempli obiettivi per gli Stati, ma anche il metodo e le risorse con cui raggiungerli.

Infine, come anticipato nelle domande precedenti, il tema della parità tra generi e generazioni mi sta molto a cuore, e come testimoniano i dati macroeconomici dovrebbe stare a cuore anche all’Europa economica: la partecipazione al lavoro femminile, bassissima in Italia e comunque nettamente più bassa di quella maschile anche in Europa, è notoriamente un volano economico di crescita e non solo di giustizia sociale.

Per non dilungarmi rimando alle risposte precedenti sulle questioni riguardanti i diritti umani.

Economia

Il sistema finanziario non è un tema che conosco in modo approfondito. Mi limito a dire che è evidente la necessità di un predonomio della politica sull’economia e quindi anche sulla finanza, non in ottica statalista di gestione diretta ma in ottica regolatoria e di indirizzo, ma che in questo mondo così globalizzato nemmeno la dimensione europea riesce ad essere pienamente efficace in questo. Il mio sogno è una Piketty Tax sulla finanza utilizzata per ridurre le diseguaglianze sociali dentro e tra i continenti, con progetti di sviluppo basati sul lavoro e sull’empowerment della componente femminile della popolazione, così come accaduto in piccolo con il micro-credito in molti paesi africani. Sostengo la proposta europea di Oxfam su una patrimoniale sull’1 per mille della popolazione, simile a quella applicata in Spagna, Francia e diversi cantoni svizzeri.

Europa

Sicuramente l’eliminazione del sistema dei veti, trasformando il prima possibile l’Europa dei governi nell’Europa dei popoli. Ciò passa anche dal concedere al Parlamento europeo un vero potere legislativo. Infine, potenziare gli strumenti di partecipazione esistenti, che sono molti per il Parlamento Europeo, ma finiscono spesso utilizzati per operazioni di marketing che coinvolgono sempre la parte, molto piccola, più attiva ed interessata della società, tagliando fuori chi avremmo più bisogno di ascoltare.


Giovanni Mori

31 anni, NORD OVEST, Alleanza Verdi-Sinistra

Giovanni Mori è un attivista climatico ed ex portavoce italiano di Fridays for Future. Combina la mobilitazione di base con la difesa delle politiche, contribuendo a iniziative civiche e campagne ambientali

Ciao! Sono da più di 5 anni un attivista per il clima, anche se già dal 2015 sono sceso in piazza, ai tempi degli Accordi di Parigi.
Per il resto, provo dappertutto – dal lavoro all’attivismo – a fare il possibile per limitare il collasso climatico e a trasformare il pianeta in cui viviamo secondo le splendide proposte di Project Drawdown. Lo faccio come ingegnere energetico e ambientale, sia freelance per aziende che mi chiedono consigli per impostare una seria transizione ecologica, sia con Lombardini22, il più grosso studio di architettura in Italia, dove provo a influenzare positivamente 430+ persone. Lo faccio parlando ogni giorno in un daily podcast per LifeGate, una piattaforma informativa che mette le persone e la sostenibilità al centro, dove racconto le notizie della giornata. L’ho fatto per anni con Fridays for Future, il movimento per il clima, di cui sono stato portavoce italiano fino al 2022.
Siccome però bisogna sporcarci un po’ anche le mani, sono stato candidato a Brescia l’anno scorso, alle elezioni comunali, con la lista civica Brescia Attiva che abbiamo creato con un gruppo molto giovane, e che ha eletto una consigliera. Nonostante le mie circa 700 preferenze non sono entrato in Consiglio, ma sono stata la settima persona più votata a Brescia città.

Per quale motivo si candida?

Ci sono molti motivi per cui questo giro sarà più importante di altri: l’ultima volta, nel 2019, avevamo cambiato l’esito delle elezioni europee grazie alla marea di persone scese in piazza per il clima. Da lì era derivato il Green Deal, piano imperfetto ma reale per portare il continente europeo a zero emissioni. A distanza di 5 anni quel piano, pur imperfetto, è continuamente bombardato dalle destre, che preferirebbero l’estinzione umana rispetto a far perdere un trimestre di profitti in borsa alle aziende, magari del petrolio e del gas. Negli ultimi 3 complessi anni le disuguaglianze sono esplose ancora di più, mentre abbiamo a disposizione tutte le soluzioni climatiche che ci servono per uscire da questa poli-crisi: le rinnovabili che sono anche un piano di pace geopolitico, l’efficienza energetica che combatte le bollette carissime, il trasporto pubblico e mobilità leggera che combattono la dipendenza dalle auto e l’inquinamento che uccide nelle città.

Mi candido perché è tardissimo, abbiamo le soluzioni, ma nessuno là dentro ci crede abbastanza per portarle avanti con la giusta convinzione.

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

Sicuramente l’esperienza più significativa a cui ho contribuito è stato il movimento Fridays for Future. Ho contribuito a fondare il gruppo locale di Fridays for Future Brescia, che per più volte ha portato in piazza a Brescia 15mila persone. Ho fatto parte poi di diversi gruppi di lavoro di FFF; tra cui quello che ha creato Ritorno al Futuro, il piano per un’Italia post-pandemia, firmato da 15mila cittadini, quasi 400 esperti, e sostenuto da tutte le maggiori sigle italiane per l’ambiente e non solo. Sono stato poi nominato come uno dei primi portavoce del movimento, e sono stato audito più volte alla Camera e in Commissione Ambiente, oltre a diversi incontri con ministri, sottosegretari e delegazioni di partiti.

Ho in questo modo unito il più classico lavoro di mobilitazione della piazza – associazioni, discorsi, organizzazione, riunioni – al lavoro di elaborazione politica sulla narrazione degli scioperi e del loro racconto ai media.

Clima

La crisi climatica è la più grande minaccia non solo per la nostra esistenza sul pianeta ma anche per la creazione di disuguaglianze. Per questo motivo la priorità è perseguire una giusta transizione, che metta al centro la lotta alla povertà e alle ingiustizie, è non solo il modo più efficace per coinvolgere il maggior numero di persone, ma anche il modo scientificamente provato per essere più corretto dal punto di vista della giustizia climatica, e della provenienza delle emissioni impattanti. Vanno implementate energie rinnovabili per liberarci dai dittatori fossili a cui paghiamo bombe e eserciti per calpestare i diritti civili e sociali. Serve un’enorme lavoro di formazione per le persone che rischiano di perdere il lavoro per la transizione ecologica in modo da evitare i contraccolpi sociali, e creare invece le competenze realmente necessarie – tecniche e non – per portare a termine con successo, e in maniera rapida, gli obiettivi molto ambizioni di decarbonizzazione che ci sono richiesti per evitare le peggiori conseguenze, con una piattaforma che metta al centro la giustizia climatica e sociale.

Giustizia Sociale

Tutte le misure che abbiamo inserito nella campagna mettono al centro la giustizia sociale unita alla giustizia ambientale. L’obiettivo è che la transizione ecologica sia uno strumento sì per combattere i problemi ambientali, ma soprattutto per risolvere le grandi ricchezze accumulate, soprattutto negli ultimi anni, e portare a una concreta e massiccia redistribuzione. Diversi studi che abbiamo utilizzato nel programma indicano la grande quantità di posti di lavoro necessari per compiere la transizione, e quindi l’opportunità di risolvere la disoccupazione, l’occupazione di scarsa qualità e discontinua, e il lavoro povero. Da qui, anche l’idea di utilizzare i fondi europei per il sociale per garantire un diritto allo studio europeo e equo, che metta tutte le persone in grado di sviluppare al meglio le proprie capacità senza dover dipendere dalle proprie condizioni d’origine. L’accessibilità infatti a tutte le opportunità europee ad oggi è ancora limitata ad una fascia molto ristretta della popolazione che gode di questi privilegi e opportunità, che vanno invece allargate a tutta la popolazione.

Economia

Prendendo esempio da diverse situazioni che già applicano questo principio, chi più ha più deve dare, e chi più inquina più deve pagare. Le ricchezze totali continuano ad aumentare ma aumenta la forbice delle disuguaglianze perché sono sempre più concentrate in pochissime mani e aziende. Ripristinare una tassa minima intanto europea, e poi globale, per le aziende che operano a livello multinazionale, introdurre un sistema fiscale molto più equo e progressivo per evitare l’improduttiva e ingiusta accumulazione. La redistribuzione avviene anche tramite la rimodulazione dei sussidi energetici, ad oggi molto orientati sul fossile, e tramite la detassazione e l’incentivazione delle azioni più ambientalmente vantaggiose per la collettività. Un aumento della carbon tax e del sistema ETS permetterebbe di coprire gran parte dei costi necessari per una transizione equa.

Europa

Serve superare il concetto di unanimità necessario ad oggi a livello europeo per poter introdurre tutte le misure sociali più avanzate già oggi presenti in diversi degli stati membri e che vanno semplicemente estese anche agli stati più fragili, e che subiscono tutt’ora il peso di economie più arretrate e di democrature non sempre rispondenti ai fondamentali dello stato di diritto su cui si fonda l’Unione.

Anche i collegamenti fisici e infrastrutturali, come una rete capillare e di qualità di trasporto pubblico, può e deve contribuire a rendere l’Europa più unita, senza avere regioni di serie A e di serie B, e rendendo possibile scambio proficuo tra le regioni ad oggi percepite come di confine.


Antonio Mumolo

62 anni, NORD EST, Partito Democratico

Consigliere regionale e avvocato, Antonio Mumolo lotta per i diritti civili e contro la povertà. Fondatore di ‘Avvocato di strada Odv’, promuove leggi per i senza dimora e la tutela di consumatori e consumatrici

“Sono nato a Brindisi nel 1962 e dal 1984 risiedo a Bologna, dove svolgo la professione di Avvocato. Dopo i primi impegni antimilitaristi negli anni giovanili, sono stato, per 3 anni, segretario della storica sezione “Bolognina”, che ho aperto alle associazioni di volontariato. In quella sezione oggi è iscritta anche Elly Schlein.

Dal 2004 al 2010 sono stato consigliere comunale a Bologna.

Sono attualmente vice presidente del Partito Democratico dell’Emilia-Romagna e ricopro la carica di Consigliere Regionale. Mi sono occupato soprattutto di contrasto alle mafie, di lotta alla povertà, di lavoro e di promozione dei diritti civili e sociali.
Esercito dal 1991 la professione di avvocato, che è per me una vera e propria passione al servizio dei miei ideali. Mi occupo di diritto del lavoro, diritto civile e diritto dell’immigrazione. Nel 2006, per il suo centenario, la CGIL nazionale mi ha incluso nella pubblicazione “Ritratti”, tra coloro che con il proprio impegno nel volontariato e nel sindacato hanno contribuito alla sua storia
Sono stato, per 20 anni, legale fiduciario della Federconsumatori.

In questa veste ho seguito con successo varie cause pilota per la tutela dei consumatori contro realtà come Telecom e Sky e mi sono occupato di risparmio tradito e relativo contenzioso su bond Cirio, Argentina, Parmalat e Lehman. Nel 2009 ho contribuito a costituire la Consulta Giuridica Nazionale degli avvocati della Federconsumatori, che riunisce tutti i legali dell’associazione in Italia, e di cui sono stato il coordinatore.

Credo nell’impegno civile e sono socio ANPI, i cui valori sono anche i miei. Ho sempre dedicato una parte della mia vita al volontariato.

Ho contribuito a fondare l’associazione Amici di Piazza Grande e l’associazione Bologna Kurdistan, di cui sono Presidente. Sono socio fondatore e Presidente dell’associazione Avvocato di strada Odv, che difende gratuitamente i diritti delle persone senza dimora.

In questa veste ho ricevuto nel 2001 il Premio Nazionale del Volontariato dalla Fondazione Fivol, nel 2009 il Premio La Vela Latina e nel 2013 il Premio Cittadino Europeo, assegnato dal Parlamento Europeo.

Come consigliere regionale mi sono occupato soprattutto di contrasto alle mafie, di lotta alla povertà, di lavoro e di promozione dei diritti civili e sociali. Tra i tanti atti legislativi che ho seguito, ne voglio ricordare tre che mi hanno particolarmente appassionato.

Sono stato relatore del Testo Unico per la promozione della cittadinanza e dell’economia responsabili. Una legge importante perché frutto di un percorso partecipato e perché mette insieme le tante misure indispensabili per combattere le mafie: lotta all’usura e al gioco d’azzardo patologico, ma anche assistenza e aiuto alle vittime innocenti delle mafie, dell’usura e del racket; la possibilità di usare i beni sequestrati per finalità sociali e misure per migliorare la gestione dei beni confiscati. Come ha scritto il fondatore di Libera, “Un noi corale potrebbe sconfiggere, oltre alle organizzazioni criminali, la mentalità che le ha prodotte”.
Ugualmente insieme, il 26 luglio 2019, dopo 47 ore e 33 minuti di maratona, sempre in aula giorno e notte a votare contro gli emendamenti ostruzionistici della destra, abbiamo approvato anche in Emilia-Romagna una legge contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. Con questa legge regionale promuoviamo e realizziamo politiche, programmi e azioni per tutelare ogni persona nella sua libertà di espressione e manifestazione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.

Sono stato promotore e relatore della prima legge regionale in Italia per garantire un medico di base alle persone senza dimora, approvata in Emilia-Romagna nel luglio del 2021. In seguito altre 4 regioni italiane hanno recepito questa norma.

Questa legge è stata poi presentata in Parlamento dall’Onorevole Marco Furfaro ed è oggi in discussione alla Camera dei Deputati. Se fosse approvata si garantirebbe il diritto alla salute di oltre 60mila persone diventate così povere da finire in strada.

Per quale motivo si candida?

Mi candido per continuare la mia lotta per i diritti sociali e civili di tutte e di tutti, in particolare delle persone ai margini della società. Mi candido perché voglio un rilancio di quel progetto europeo che è stato sogno per la mia generazione e che può essere di nuovo all’avanguardia, se sapremo rendere l’Unione realmente democratica, superando il diritto di veto.

Mi candido per cercare di cambiare l’accordo di Dublino e le politiche sull’immigrazione, per promuovere un reddito di cittadinanza europeo e un salario minimo europeo obbligatorio per ogni stato e basato sul costo della vita, per vincolare i Fondi Europei sulla Sanità all’impegno di usarli per la Sanità Pubblica, per difendere i diritti dei più fragili e le ragioni della pace.
Mi voglio impegnare sul tema della casa, per garantire alloggi dignitosi e a prezzi abbordabili ai tanti che oggi sono in difficoltà.

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

Ho contribuito a fondare l’associazione Amici di Piazza Grande e l’associazione Bologna Kurdistan, di cui sono Presidente. Sono socio fondatore e Presidente dell’associazione Avvocato di strada Odv, che difende gratuitamente i diritti delle persone senza dimora e che ora ha 60 sedi in tutta Italia. Quando ho iniziato eravamo due soci, a Bologna; grazie al coinvolgimento e al sostegno di tante e tanti, avvocati e non, siamo riusciti ad arrivare in tutta Italia, tutelando i diritti di moltissime persone. Grazie alle cause vinte e alle battaglie politiche portate avanti, abbiamo ottenuto importanti miglioramenti per la vita delle persone senza dimora, come una via fittizia nei comuni per permettere loro di avere una residenza e il medico di base e quindi cure sanitarie continuative.

Clima

Essere progressista significa considerare l’ambiente una risorsa e il pianeta in cui viviamo prezioso, abbandonando la logica predatoria e capitalistica. L’Europa è stata apripista nel cercare soluzioni globali per la lotta ai cambiamenti climatici. Mi impegnerò per ritrovare quella spinta ideale. Sono molteplici gli ambiti in cui agire: negoziati internazionali, più ambiziosi dei recenti accordi di Parigi, investimenti in tecnologie a basso impatto ambientale, formazione culturale e sensibilizzazione verso nuovi stili di vita, il coraggio di sostenere una mobilità diversa, sia in termini di investimenti che di regole, manutenzione del territorio e adattamento.

Giustizia Sociale

Essere progressista significa per me battermi, in ambito politico ma non solo, per una società equa, in cui ciascuna e ciascuno possa esprimere appieno il suo potenziale e in cui nessuno rimanga indietro. Questo significa elaborare politiche che colmino le disuguaglianze, che garantiscano ad esempio cure sanitarie pubbliche di qualità a tutte e tutti, indipendentemente dal reddito e dalla zona di residenza. Significa garantire occupazione sicura, retribuita equamente, che permetta una vita dignitosa e progetti a lungo termine. Significa creare una società in cui tutte e tutti possano avere occasioni di partecipazione. Significa essere capaci di accogliere e valorizzare tutte le diversità in una società aperta e coesa.

Troppe persone sono povere pur lavorando. Troppe persone hanno lavori precari e senza tutele. Un europeo su sei non guadagna abbastanza per arrivare a fine mese, pur lavorando 40 ore alla settimana. Serve una direttiva europea su retribuzioni minime adeguate, basate sul costo della vita, una delle battaglie iniziate dal gruppo S&D, che voglio portare avanti.

Dobbiamo mettere in pratica quanto contenuto nel pilastro europeo dei diritti sociali, che contiene i principi del lavoro giusto e protezione sociale efficace.

Penso ad accordi sulla tutela dei lavoratori, per i quali il Parlamento europeo può spronare e favorire, come quello per gli oltre 30 milioni di lavoratori delle piattaforme.

Un altro fondamentale terreno di impegno è quello della sanità pubblica.

Le proiezioni sull’andamento demografico europeo nei prossimi decenni sono preoccupanti: il numero delle persone anziane aumenterà mentre le nascite sono in forte calo. Per garantire a tutte e tutti cure adeguate e per evitare che esplodano drammi sociali, è urgente rafforzare il sistema pubblico dei servizi sanitari.

Le scelte sanitarie restano in capo ai singoli stati, ma a livello europeo è stato definito un regolamento per istituire un programma d’azione dell’Unione in materia di salute per il periodo 2021-2027, dopo la pandemia, rafforzare i sistemi sanitari nei paesi dell’Unione europea.

I fondi per le politiche sanitarie arrivano anche dal programma Orizzonte Europa, dal Fondo sociale europeo plus (FSE+), dalla politica di coesione dell’UE e dal Fondo europeo per gli investimenti strategici. Insieme agli altri europarlamentari di sinistra, mi impegnerò a vigilare sui criteri di stanziamento dei fondi. Per vincolare i fondi europei sulla sanità all’impegno a usarli per la sanità pubblica.

La crisi degli alloggi è diventato un problema urgente in molte zone europee, in particolare in alcune città, e colpisce persone molto diverse, non solo i più fragili. Mi impegnerò, nel gruppo S&D, per un regolamento del mercato immobiliare europeo, che possa anche contenere i prezzi, e per potenziare gli investimenti pubblici nell’edilizia sociale verde.

Economia

Dobbiamo ritrovare un equilibrio e smetterla di avere i profitti dei grandi gruppi economici come priorità, dobbiamo tornare a parlare di diritti delle persone: opporci alla concorrenza sleale tra stati, sia per quanto riguarda il costo del lavoro che per quanto riguarda le tasse. No alle delocalizzazioni delle imprese e no ai paradisi fiscali. Voglio impegnarmi, nel gruppo S&D, per contrastare il dumping sociale e salariale, per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori. Le misure andranno elaborate e definite sulla base del dialogo e della contrattazione tra le parti sociali, ma è ormai ineludibile una forma di tassazione europea armonizzata.

Europa

Senza un rilancio democratico del progetto europeo non sarà possibile elaborare misure realmente incisive. Dobbiamo avere il coraggio di superare il diritto di veto, che ancora paralizza troppi ambiti, per poter così decidere per il bene di tutte e di tutti, attraverso una maggioranza di stati apripista del cambiamento.

Mi impegnerò per rimettere al centro delle politiche europee le politiche sociali, quelle capaci di diminuire le disuguaglianze, aumentare la coesione sociale e quindi il benessere di tutte e di tutti. Mi impegnerò per dare attuazione al Pilastro europeo dei diritti sociali, che contiene già numerose proposte e soluzioni, ma che va attuato con convinzione, anche tenendo conto delle diversità territoriali e delle disuguaglianze da superare. Mi impegnerò per promuovere un reddito di cittadinanza europeo e un salario minimo europeo obbligatorio. Continuerò anche a lavorare per la parità di genere, in ambito professionale (ad esempio misure contro il divario retributivo tra donne e uomini, sostegno all’imprenditoria femminile, promozione del curriculum vitae senza distinzione di genere), nella sfera dei diritti (ad esempio diritto delle donne di decidere del proprio corpo) e per dare attuazione alla direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione. Sosterrò con forza la proposta del gruppo S&D di una Carta europea dei diritti delle donne.


Monica Romano

45 anni, transgender NORD OVEST, Partito Democratico

Monica Romano, attivista con una carriera nella gestione delle risorse umane, ha rotto le barriere diventando la prima consigliera comunale trans* di Milano, impegnata per i diritti LGBT+ e autrice di libri influenti sull’argomento.

Sono un’attivista per i diritti delle persone LGBT+ dalla fine degli anni ’90. Ho militato in associazioni LGBT+ e fondato ACET, Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere. Ho pubblicato diversi libri sulle battaglie per i diritti.

Nel 2021 mi sono candidata alle elezioni amministrative a Milano e sono stata eletta, diventando la prima donna trans* eletta nella storia della città.

Sono attualmente consigliera comunale e vicepresidente della Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili.

Sono laureata in Scienze politiche con specializzazione in Relazioni Industriali e Gestione delle risorse umane.
Professionalmente mi sono occupata di gestione del personale per più di 15 anni

Per quale motivo si candida?

Perché voglio rompere il soffitto di vetro ed essere la prima persona transgender eletta al Parlamento Europeo.
Per portare le battaglie per i diritti sociali e civili in Europa.

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

Ho organizzato la prima marcia milanese per i diritti delle persone trans*, la Trans Lives Matter, che nel 2022 ha portato a marciare circa 2000 mila persone. Ho fatto approvare in Consiglio comunale una mozione che prevede l’istituzione di un Registro di genere nella città di Milano.

Clima

Senz’altro il raggiungimento della neutralità climatica, l’abbassamento delle emissioni di gas serra, la promozione di una nuova educazione alimentare che disincentivi il consumo di carne, la promozione di una cultura che renda le persone consapevoli dell’impatto climatico di ciò che acquistano e consumano (fast fashion, etc), la piantumazione di alberi.

Giustizia Sociale

Giustizia sociale per me significa potenziare l’ascensore sociale e permettere a chi nasce in condizioni di svantaggio di migliorare la propria qualità di vita attraverso un’istruzione pubblica e accessibile, garantire e incentivare la sanità pubblica, le politiche per la casa, il salario minimo, la sicurezza sul lavoro e la tutela della dignità di lavoratori e lavoratrici.

Economia

Indirizzare capitali e investimenti, attraverso forme di incentivazione, verso progetti ambientalmente sostenibili è per me un impegno da cui non è più possibile prescindere

Europa

Salario minimo europeo, incentivi per il rafforzamento delle tutele di lavoratrici e lavoratori, incentivi agli stati che investono percentuali accettabili di PIL sulla sanità pubblica, formazione per lavoratrici e lavoratori per dare loro competenze spendibili nel mercato del lavoro, spinta alla promozione della gender equality e del diversity management nei contesti di lavoro


Benedetta Scuderi

29 anni, NORD OVEST, Alleanza Verdi-Sinistra

Impegnata in politica da giovane, Benedetta Scuderi dirige iniziative verdi e per i diritti umani come Co-Portavoce FYEG, facendo dell’Europa un bastione contro l’ingiustizia sociale.

Sono Benedetta, agropolese di nascita, italiana all’anagrafe ed europea per vocazione. Come molte persone della mia generazione sono emigrata dal sud, per studio e lavoro, vivendo in svariati posti dentro e fuori l’Italia, per cui l’unica casa che sento è l’Europa.

Ho sempre cercato di migliorare la comunità in cui vivo e di cambiare l’attuale paradigma socio-economico, basato sullo sfruttamento di risorse e persone. Per questo, sono impegnata politicamente e socialmente da quando ho 15 anni: dai sindacati studenteschi, al lavoro con Libera e per i diritti dei migranti, ora con la politica partitica.

Nel 2019, sono entrata nei Verdi e ho contribuito alla fondazione dei Giovani Verdi in Italia (Giovani Europeisti Verdi), perché ero stanca di vedere un paese soggiogato dal populismo delle destre e dal loro crescente odio contro il “”diverso””, contro il vulnerabile. L’ho fatto perché credo che ci sia una speranza per cambiare le cose e che risieda nell’offrire un’alternativa concreta, ecologista e di sinistra, che parli e collabori con i gruppi che stanno subendo le conseguenze dell’emergenza sociale e climatica.
Dal 2022, sono Co-Portavoce della Federation of Young European Greens (FYEG), federazione ombrello che racchiude oltre 30 organizzazioni giovanili verdi provenienti da tutta Europa. In questo ruolo mi trovo a collaborare in modo stretto con i Verdi Europei e con il Gruppo Verdi/Ale al Parlamento Europeo. Insieme a questa comunità abbiamo portato avanti diverse battaglie, contro la PAC, a tutela dei diritti riproduttivi in difesa dell’accesso sicuro all’interruzione di gravidanza, per umanizzare le politiche migratorie e andare oltre l’idea dei confini, per contrastare il lavoro precario e soprattutto vietare i tirocini non retribuiti ecc. A febbraio, FYEG mi ha presentata come candidata alle primarie dei Verdi Europei per l’elezione delle candidature di punta di questa tornata elettorale, portando a casa un ottimo risultato seppure non sufficiente all’elezione.

Nella vita professionale mi occupo di consulenza di sostenibilità per aziende da 6 anni, dopo aver conseguito una laurea in giurisprudenza e due master uno in sostenibilità ed energia e uno in politiche pubbliche.

Per quale motivo si candida?

Di fronte all’escalation dei cambiamenti climatici, all’ampiarsi delle disuguaglianze sociali, ai tremendi conflitti in tutto il mondo e all’inquietante aumento della destra estrema, l’Europa si trova ad un bivio. Nel giugno 2024, i cittadini dell’UE avranno l’opportunità di scegliere un’Europa per le persone e il pianeta, o una per l’odio e la discriminazione. Dobbiamo fornire un’alternativa concreta per gli elettori; dobbiamo essere protagonisti di un cambiamento positivo.

L’Unione Europea (UE), con tutte le sue difficoltà e contraddizioni, rappresenta ancora un faro per molti di noi, ma dobbiamo lottare affinché questa migliori, diventi un’Europa dei diritti, delle persone e delle regioni!

E’ per questo che mi candido, perché sono convinta di avere l’esperienza politica e personale giusta per poter fare la differenza all’interno di un Parlamento e di un Gruppo che ho imparato a conoscere e di un continente che sento essere casa mia.

Mi candido perché la necessità di azioni concrete per contrastare la crisi climatica è sempre più evidente ed urgente.

Mi candido perché dobbiamo fare ancora troppi in avanti verso l’equità di genere, soprattutto in Italia, uno degli ultimi paesi dell’Unione Europea per parità di genere e tra i primi per violenza di genere.

Mi candido perché siamo in un’emergenza sociale, che va dalla protratta crisi abitativa, ai salari bassissimi e alla mancanza di opportunità per i giovani.

Mi candido perché sono stanca di lamentarmi, stanca di vedere uomini vecchi al potere prendere decisioni per me, mi candido perché sono arrabbiata e voglio incanalare questa rabbia in un’idea di Europa migliore che ho potuto costruire girando questo continente in un lungo e in largo e parlando con persone provenienti da ogni angolo d’Europa e del resto del mondo.

Lotto per la difesa dei vulnerabili, per il miglioramento dei servizi, per le politiche ecologiste e per la giustizia di genere e intergenerazionale. Cerco di fare la differenza per un’Italia e un’Europa ecologiste, femministe e inclusive, che offrano uguali opportunità e diritti alle persone in termini di lavoro, studio, ricerca, sanità, diritti civili e servizi.

I miei principali alleati sono i giovani verdi in Italia e nel resto d’Europa, i Verdi in Italia e in Europa, membri delle istituzioni da movimenti civici, alcune organizzazioni della società civile con cui sono in contatto in Italia e in Europa (federalisti, ESN, Europiamo, ecc.), i movimenti climatici, movimenti animalisti e per l’agricoltura sostenibile e alcune rappresentanti dei movimenti femministi e del diritto all’abitare.

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

Ogni Assemblea Generale di FYEG è un’esperienza importante di organizzazione attraverso dialogo sociale che portiamo avanti per riuscire a decidere la nostra linea politica su vari punti. Il mio ruolo è stato quasi sempre di supervisione politica, come membro dell’esecutivo prima e Co-Portavoce poi. L’Assemblea Generale è il momento in cui tutte le nostre Organizzazioni Membro si ritrovano in un luogo per prendere delle decisioni, organizzazioni che vengono da ogni angolo d’Europa, con le proprie storie, contesti e culture politiche. Il ruolo dell’esecutivo è quello di riuscire a trovare un compromesso, cosa a volte dolorosa, ma che tutela la nostra Federazione e il nostro spirito europeo.

Le discussioni possono durare giorni, sono sottoposte a un’attenta moderazione e mediazione, che ho più volte svolto personalmente, inoltre implementiamo un sistema di supporto per chi si sentisse in qualche modo attacat* o incapace di continuare la discussione. Questo ci permette di riuscire a prendere delle decisioni, a volte difficili, che però ci rappresentano, sono i valori per cui ci batteremo sempre e costruiamo anno dopo anno un unione verde e giovane in Europa.

Clima

ENERGIA: l’Europa deve puntare alla strutturazione di un’infrastruttura energetica comune, fondata su un mix energetico europeo. Questo non vorrà dire ulteriore accentramento dell’energia nelle mani di pochi, ma una valutazione morfologica ed economica per lo sviluppo delle diverse tecnologie energetiche a seconda delle caratteristiche specifiche dei territori, in modo da arrivare alla neutralità climatica entro il 2040. Si devono facilitare i processi di democraticizzazione dell’energia, come le comunità energetiche rinnovabili, e di sviluppo delle rinnovabili in generale. Sarà importante, quindi, investire nella ricerca per su nuove tecnologie ed efficientamento delle stesse, nonché sul riutilizzo dei materiali. L’Europa non dovrà impattare sul sud del mondo per la sua transizione, perseverando pratiche di colonialismo climatico, ma dovrà puntare alla produzione interna e alla sostenibilità delle materie prima (soprattutto tramite riciclo e nuove tecnologie). In questo senso, un ruolo centrale sarà giocato da una buona pianificazione industriale (vedi sotto).

ADATTAMENTO: Definire un piano di adattamento al cambiamento climatico con obiettivi vincolanti per ogni Stato Membro da includere nel Green Deal europeo. Il piano dovrà prevedere dei fondi dedicati al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, la promozione delle tecniche agricole rigenerative e di conservazione del territorio, l’utilizzo efficiente della risorsa idrica e il rinnovamento delle infrastrutture di distribuzione e trattamento dell’acqua, la riforestazione massiva e la rinaturalizzazione delle aree sovraesposte alla cementificazione e al consumo di suolo. Inoltre, vi dovrà essere una strategia specifica per le aree montane, la conservazione dei ghiacciai e la diversificazione delle attività economiche basate sullo sci, verso turismo ed economia verde. Per adattarsi in maniera efficiente e rapida al cambiamento climatico sarà centrale la protezione degli ecosistemi sensibili e il ripristino della natura e della biodiversità. Sarà fondamentale partire da un’approvazione definitiva e una veloce applicazione della Nature Restoration Law, e aumentare i fondi per i siti di interesse comunitario, revisionando le regole di gestione in un’ottica ecologista. Infine, la bonifica dei suoli e il disinquinamento delle acque superficiali e sotterranee dovrà essere un obiettivo primario al fine di rendere fruibile alla comunità e alle imprese tutto il territorio europeo. Il piano di adattamento sarà cruciale per contrastare il processo di desertificazione delle nostre campagne e ridurre il rischio idrogeologico.

AGRICOLTURA: Promuovere una revisione della Politica Agricola Comune, ristrutturando il sistema di incentivi, incrementando la parte di fondi destinata ai piccoli e medi agricoltori. I fondi dovranno anche essere erogati in maniera prioritaria per sostenere la transizione ecologica delle pratiche agricole e affrontare l’aumento dei costi di produzione dovuti ai cambiamenti climatici. La nuova PAC dovrà ridurre fortemente il supporto finanziario all’agricoltura convenzionale e eliminare ogni tipo di incentivo agli allevamenti intensivi che rappresentano una delle principali cause di inquinamento dell’aria, dell’acqua e dei suoli, oltre ad avere degli effetti devastanti sulla salute e il benessere animale. La nuova PAC dovrà sostenere la creazione di filiere di vendita dirette e locali, supportando il settore agricolo a rendersi indipendente dalla grande distribuzione organizzata. Infine dovrà essere ulteriormente promossa l’agricoltura biologica e la tutela dei consumatori, incrementando i finanziamenti a supporto delle aziende e migliorando il sistema di controllo e di certificazione. L’agricoltura deve assicurare la massima tutela dell’ambiente e della salute umana, a tal fine sarà cruciale revisionare il processo autorizzativo dei pesticidi applicando veramente il principio comunitario di precauzione e limitando il potenziale di influenza delle multinazionali della chimica. Inoltre, gli accordi internazionali di libero scambio dovranno prendere in considerazione i requisiti ambientali richiesti all’interno dell’Unione, offrendo un supporto alle economie extracomunitarie più fragili per l’adattamento, dove necessario.

Giustizia Sociale

CASA: Il diritto alla casa deve essere sempre assicurato anche per le persone meno abbienti, la comunità studentesca, i giovani lavoratori e lavoratrici e ai migranti di recente arrivo nell’UE. Per questo motivo, vogliamo che il Parlamento Europeo dichiari l’emergenza abitativa e istituisca un Fondo europeo per la casa da inserire nel budget pluriennale. Il fondo dovrà essere specificamente destinato all’efficientamento e alla ristrutturazione dell’edilizia popolare già esistente, e alla costruzione di nuova edilizia pubblica partendo da stabilimenti dismessi, in un’ottica di riduzione del consumo del suolo e valorizzazione del patrimonio edilizio esistente. Inoltre, L’UE deve destinare parte dei fondi per la decarbonizzazione, ottenuti tramite la tassazione dei grandissimi patrimoni e degli extraprofitti, verso l’efficientamento degli edifici previsto dalla Direttiva Case Green, in modo da supportare le fasce di popolazione più deboli. Il Parlamento Europeo dovrà impegnarsi per contrastare la speculazione sulla casa, creando un registro della proprietà e delle transazione dei beni immobiliari, per permettere agli Stati Membri di combattere la speculazione tramite pratiche fiscali. Infine, dovrà essere regolamentata la pratica degli affitti brevi, tramite un obbligo di pubblicazione e trasferimento dei dati da parte delle piattaforme alle amministrazioni locali affinché queste possano arginare il fenomeno, introducendo anche un sistema di supporto per le amministrazioni che agiscono in tal senso.

GIOVANI: Incrementare i finanziamenti dedicati al programma Erasmus+ all’interno del prossimo budget multiannuale dell’Unione Europea, aumentando la sinergia tra i fondi Erasmus+ e i fondi strutturali. Questo incremento dovrà essere utilizzato principalmente per aumentare le borse di studio e permettere a tutti di avere accesso all’esperienza indipendentemente dalla situazione economica personale o familiare. Infine, sarà importante promuovere una mobilità intra-europea sostenibile e a prezzi accessibili per i giovani aumentando il trasporto su ferro tra Stati Membri, soprattutto delle rotte notturne.

DIRITTI FONDAMENTALI: Introdurre il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza nella Carta fondamentale dei diritti UE. Facilitare l’accesso ai consultori di altri stati membri per tutte le donne che vivono in paesi in cui è impossibile o molto difficile abortire. Proporre una nuova versione della direttiva anti-discriminazione attualmente bloccata al Consiglio per garantire che le lacune nella protezione contro la discriminazione nell’UE vengano affrontate orizzontalmente in tutti i provvedimenti legislativi. Inoltre va garantita la possibilità alle coppie dello stesso sesso e le loro famiglie di realmente esercitare il diritto alla libera circolazione nell’UE, compreso il riconoscimento transfrontaliero automatico dei provvedimenti di adozione, senza discriminazioni. La proposta dovrà prevedere l’obbligo di riconoscenza degli adulti indicati sui certificati di nascita rilasciati in un altro Stato membro come genitori legali del bambino, indipendentemente dal sesso legale e dallo stato civile degli adulti. Infine la proposta garantirà l’accesso universale alla registrazione e alla certificazione delle nascite, indipendentemente dallo status dei genitori e/o dalle modalità di concezione, anche alle famiglie LGBTQI+.

VIOLENZA DI GENERE: Revisionare la direttiva sulla violenza di genere recentemente approvata e definire il reato di strupro ogni qualvolta non venga dato espresso consenso, proponendo anche una pena minima e massima armonizzata in tutti gli stati. Istituire un organo di vigilanza europeo sulla violenza di genere e applicare sanzioni severe per gli stati membri che non implementano le disposizioni. Infine, andrà proposta una direttiva europea sull’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, rendendola obbligatoria per tutti gli stati membri, armonizzando i contenuti e le modalità di insegnamento. La direttiva, oltre a concentrarsi sul consenso reciproco e la prevenzione della malattie sessualmente trasmissibili, dovrà prevedere anche la decostruzione dei ruoli e stereotipi di genere, insegnare le questioni e l’importanza dei diritti per la comunità LGBTQI+.

Economia

INDUSTRIA: Strutturare un piano di transizione industriale a livello europeo accompagnato a risorse adeguate, che coniughi la dimensione sociale del benessere dei lavoratori e quella ambientale. Il piano deve mirare a sviluppare degli hub regionali a livello europeo per la mobilità sostenibile, la filiera di produzione e riciclo delle batterie, la componentistica per le energie rinnovabili, il riciclo e riutilizzo dei rifiuti, la moda sostenibile, la produzione e riuso di componenti strategici come i semiconduttori. La transizione industriale si deve applicare anche ai processi produttivi che comportano forti impatti ambientali ma che sono centrali per il funzionamento della nostra società, come la produzione dell’acciaio, per cui implementando le migliori tecnologie esistenti possono ridurre fortemente il proprio impatto ambientale. Questo piano di investimenti dovrà permettere di raggiungere un’indipendenza strategica per l’Europa, promuovendo la transizione climatica e creando nuovi posti di lavoro. n questo senso, sarà fondamentale aumentare i corsi per la creazione di nuove competenze e la possibilità di accesso a questi ultimi.

LAVORO: Chiedere alla Commissione di revisionare l’attuale proposta sui tirocini, presentando un testo che vieta chiaramente qualsiasi forma di lavoro non retribuito e istituisce sanzioni severe per le imprese che non rispetteranno le disposizioni. Proporre una revisione della direttiva sul salario minimo che rinforzi le conquiste della legislazione approvata nel 2022, incrementando il peso specifico dei lavoratori nelle negoziazioni salariali e che, nei limiti dei trattati, promuova l’istituzione di salari minimi giusti in ogni Stato Membro. Migliorare gli standard minimi di salute e sicurezza nel mondo del lavoro, adattandolo al nuovo assetto climatico. In Parlamento ci impegneremo per sviluppare delle norme che vietino o limitino di lavorare in condizioni climatiche estreme, come temperature altissime, rischi alluvioni, ecc., prevedendo ad esempio l’obbligo di lavoro da casa in condizioni di allerta meteo, l’obbligo di riposo in caso di condizioni meteo impossibilitanti, la riduzione dell’orario di lavoro e la modifica dello stesso per evitare il picco delle temperature e altre misure essenziali all’adattamento del salute e sicurezza sul lavoro al clima. Infine, andrà promosso lo sviluppo di misure che facilitino l’accesso al mercato del lavoro per i cittadini non comunitari, così da favorire l’integrazione nella società europea.

PARITA’ DI GENERE NEL MONDO DEL LAVORO: C’è bisogno di sostenere una reale parità di genere a livello europeo attraverso la revisione della direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare, garantendo come minimo 5 mesi per il congedo parentale paritario non trasferibile, per ognuno dei genitori. Proporre una revisione della direttiva sulla parità di genere nei consigli di amministrazione proponendo di ampliare l’ambito di applicazione della direttiva a tutte le grandi società private e pubbliche, sopra una soglia minima di fatturato e dipendenti. Andranno definite sanzioni severe per le società che non rispettano le quote di genere e nominato un organo di vigilanza e di un organo di esecuzione delle sanzioni. Infine, renderemo obbligatori i percorsi di formazione professionale sulla parità di genere e sul sessismo nel luogo di lavoro.

Europa

L’Europa di domani deve essere più democratica, attraverso una revisione dei trattati che permetta una riduzione del potere del Consiglio e del potere di veto dei singoli Stati Membri. Bisogna rivedere l’attuale sistema di co-decisione dando maggiore rilievo all’Istituzione democratica del Parlamento, assicurando il potere di iniziativa legislativa parlamentare, e incentivando la partecipazione diretta della cittadinanza e della società civile tramite il rinforzo di strumenti come l’Iniziativa dei Cittadini Europei e la Conferenza sul Futuro dell’Europa.

L’Europa di domani deve prevedere un’unione fiscale con risorse direttamente ascrivibili all’Unione, alimentate in misura progressiva e proporzionale, prevedendo un un contributo superiore da parte di chi possiede grandissimi patrimoni, in modo da poter supportare attività essenziali come la decarbonizzazione e la giustizia sociale. In questa Europa non ha spazio alcuna misura di austerità e anzi va incentivata una riforma del funzionamento della Banca Centrale Europea, revisionando il meccanismo di stabilità europea e istituzionalizzando il debito comune.

L’Europa di domani deve avere una politica estera e migratoria comune. Dobbiamo porre fine alla fortezza Europa, verso un’Europa dell’integrazione e della solidarietà, creando corridoi umanitari legali, nonché adeguate politiche di integrazione, da armonizzare in ogni Stato membro. È necessaria una politica estera comune che assicuri il giusto peso dell’Unione nel contesto geopolitico, mirando alla costruzione della pace. Infine, dobbiamo rinegoziare gli accordi di libero scambio esistenti, in ottica di equità e rispetto di diritti umani e ambiente, assicurando che le trattative future non abbiano impatti negativi sul nostro settore agricolo e industriale e che siano giuste a livello globale evitando di reiterare un approccio coloniale.

L’obiettivo è di andare oltre alla mera unione monetaria e di mercato e raggiungere un’unione politica e dei diritti, per poter arrivare ad un’Europa Federale.


Marco Tarquinio

66 anni, CENTRO, Partito Democratico

Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, collabora con reti per la pace e il disarmo e con ONG focalizzate sulla migrazione, promuovendo la pace, la protezione ambientale e l’uguaglianza

Pace, migrazioni, ambiente, disuguaglianze, libertà religiosa e di pensiero, mass media

Per quale motivo si candida?

La torsione bellica e autoritaria della politica

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

Direzione del quotidiano Avvenire. Collaborazioni con la Rete Pace e Disarmo e con organizzazioni internazionali e ONG impegnate sul fronte dei flussi migratori.

Clima

Mantenimento e rafforzamento degli obiettivi di transizione (conversione) ecologica dei sistemi europei e sostegno allo sviluppo sostenibile del Sud globale

Europa

In questo momento, prima di ogni altra cosa, arginare e contrastare l’annunciato orientamento di ingenti risorse comunitarie e nazionali verso la spesa militare perché rappresenterebbe il prologo di un gravissimo impoverimento delle politiche di welfare ,di formazione e ambientali.


Pasquale Tridico

48 anni, SUD, Movimento 5 Stelle

Pasquale Tridico, economista, ex presidente dell’INPS e professore all’Università Roma Tre, si batte per un welfare europeo più forte e diritti sociali attraverso politiche economiche progressiste

Sono un economista, professore ordinario di Politica economica presso l’Università Roma Tre, Dipartimento di Economia, e direttore del Centro di Eccellenza Jean Monnet Labour, Welfare and Social Rights. Tra marzo 2019 e giugno 2023 sono stato Presidente dell’INPS.

Sono stato consigliere economico presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nel periodo giugno 2018-febbraio 2019. In questo periodo ho lavorato e contribuito in modo fondamentale a tre decreti: il decreto dignità; il decreto Reddito di cittadinanza; il decreto riders. Tutti tre questi decreti hanno dato risorse o diritti sociali alle classi meno abbienti e ai più poveri, ai lavoratori più deboli e ai precari. Sono autore di oltre 100 articoli, libri e curatele su: mercato del lavoro, disuguaglianze, economia istituzionale, sviluppo umano, varietà di capitalismo, crisi finanziaria ed Europa. Nel 2011 ho pubblicato “Institutions, Human Development and Economic Growth in Transition Economies” (Palgrave), nel 2017 “Inequality in Financial Capitalism” (Routledge), nel 2019 Economia del lavoro. Analisi macroeconomica, evidenze empiriche e politiche del lavoro (Mondadori), e nel 2023 Il lavoro di oggi la pensione di domani (Solferino), nel 2024 “ Governare l’economia per non essere governati dai mercati” (Castelvecchi).

Per quale motivo si candida?

Mi candido perché miro a creare un’Europa più giusta, più inclusiva, dove il welfare europeo diventi una realtà concreta attraverso l’introduzione di un reddito di cittadinanza europeo (un reddito minimo universale). Per garantire una distribuzione equa della ricchezza, sostengouna politica fiscale europea ambiziosa che preveda un aumento del budget al 5 per cento e l’istituzione di una tassa unica sugli utili delle società di capitale. Inoltre, promuovo la creazione della BEST, Banca europea per lo sviluppo e la transizione, per sostenere una politica industriale europea all’avanguardia, orientata alla sostenibilità e all’innovazione.

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

La mia principale esperienza è stata alla presidenza di INPS tra il 2019 e il 2023 dove ho contribuito a numerose innovazioni sociali e tecnologiche riconosciute a livello internazionale da UN e UE, ed ho gestito con INPS come attore pubblico principale, la peggiore crisi economica e sanitaria dal dopoguerra. INPS in quel caso ha raggiunto, con sostegni, cassa integrazione e sussidi straordinari circa 16 milioni di cittadini in più oltre ai 42 milioni di utenti che ordinariamente raggiunge, ovvero quasi 100 miliardi in più (durante il periodo covid) rispetto alla competenza ordinaria di INPS che è di quasi 400 miliardi di uscite annuali. INPS ha migliorato qualità, efficienza, ascolto, tecnologia sotto la mia presidenza ed ha retto allo stress test della pandemia, in un modo ammirevole. Questo è stato riconosciuto dalle principali istituzioni del paese, a cominciare dal Presidente della Repubblica in diverse occasioni pubbliche e istituzionali.

Clima

L’Europa è stata finora il grande assente nella competizione globale nel settore degli investimenti green, dominata dalla continua sfida tecnologica fra Cina e Stati Uniti. Grazie a massicci investimenti e sussidi pubblici e a bassi costi di produzione, la Cina ha assunto negli scorsi anni una posizione di leadership in tutti i processi produttivi fondamentali per le tecnologie green. Per rispondere a questa sfida, gli Stati Uniti hanno lanciato l’Inflation Reduction Act (IRA), un programma di sostegno pubblico all’industria in grado di mobilitare quasi 1.000 miliardi di dollari per attirare investimenti nella produzione di energie rinnovabili e nella ricostruzione di filiere produttive interne per le tecnologie “verdi”. In questo contesto, l’Unione europea sembra priva di qualsiasi visione industriale e la sua risposta all’Inflation Reduction Act statunitense è stata sinora debole e frammentaria. Da un lato, i Paesi con maggiori spazi di finanza pubblica, come la Germania, hanno spinto per allargare le maglie degli aiuti di Stato nel tentativo di proteggere il più possibile la propria industria nazionale. Dall’altro lato, il Net Zero Industry Act e il Critical Raw Material Act emanati dalla Commissione nel 2023 si sono limitati a fissare obiettivi e delineare raccomandazioni, ma senza stanziare nuove risorse per l’industria europea. Il mandato della Banca Europea degli Investimenti (BEI) deve essere esteso al fine di costruire una vera e propria Banca Europea per lo Sviluppo e la Transizione ecologica (BEST), che sia in grado di realizzare una politica industriale green europea. La BEST deve finanziare capitali pazienti e sostenere lo sviluppo di filiere strategiche per la transizione, come quelle delle batterie di accumulo elettrico, delle pompe di calore e della loro componentistica, dei pannelli solari, del riciclo di materiali quali i Raee per la produzione di pannelli solari e pale eoliche, dell’idrogeno verde e dei semiconduttori. Inoltre, la BEST dovrebbe finanziare l’innovazione tecnologica nei settori dell’efficienza energetica, dei trasporti e della produzione di energia da fonti rinnovabili e riportare in Europa filiere strategiche come le produzione di batterie, pannelli solari, pompe di calore, auto elettrica e sostenere i progetti di startup innovative e dei servizi avanzati.

Giustizia Sociale

L’Unione europea di oggi è basata su una unione economica e monetaria, dobbiamo adesso costruire un’Unione sociale che metta al centro il cittadino. L’obiettivo di diminuire di 15 milioni di poveri entro il 2030 non potrà mai essere raggiunto senza un reddito di cittadinanza europeo, un reddito minimo e universale che nella nostra visione costituirà il germe di quello che sarà il welfare europeo. Questo reddito deve essere anche un elemento di stabilizzazione dagli shock asimmetrici eventuali, cioè da improvvisi periodi di crisi economiche e sociali ben rappresentati del resto da quel che è avvenuto durante la pandemia da Covid 19.

Il reddito di cittadinanza UE (un reddito minimo UE) garantirebbe anche un miglioramento nelle politiche di ripresa all’interno dell’area euro rispetto ai ricorrenti shock asimmetrici che avvengono in Europa, dove i disavanzi degli Stati membri, spesso del Nord, non sono compensati dentro l’Ue da nessun meccanismo automatico di stabilizzazione, e anzi le crisi finiscono per approfondire le divergenze tra Stati membri più ricchi e più poveri. Una diversa fonte di finanziamento europeo che assorbisse così il costo sociale di povertà e disoccupazione, alleggerirebbe il peso nazionale del welfare, con evidenti guadagni in termini di sostenibilità, si riequilibrerebbe il peso della tassazione tra capitale e lavoro, oggi a svantaggio del lavoro, e si otterrebbero maggiori guadagni in termini di uguaglianza tra le persone, tra capitale e lavoro, e tra stati membri.

Economia

Dovremmo innanzitutto armonizzare la tassazione sui capitali, sugli utili delle società di capitali, una corporate tax a livello europeo, minima e uguale per tutti gli Stati membri, in modo da evitare competizione sleale per l’attrazione di capitale a svantaggio di altri stati membri. Abbiamo la necessità inoltre di rivedere il sistema finanziario basato su obiettivi di breve periodo e su dividendi azionari a scapito degli obiettivi occupazionali e della riduzione dei costi del lavoro.

C’è bisogno anche di una regolamentazione dei fondi pensioni privati, che sono spesso speculativi e non complementari e sono approdo solo di lavoratori ricchi. Come ho scritto più volte e detto anche anche in audizioni parlamentari il sistema previdenziale privato va rivisto fortemente, e va integrato con un sistema sui generis pubblico (gestito da INPS e CDP non in alternativa ai privati ma in modo complementare )che investa i proventi dei fondi pensioni prevalentemente nel paese di origine, in infrastrutture pubbliche, e anche in BTP, piuttosto che in investimenti speculativi nelle borse internazionali come succede con il 75% dei fondi privati attuali.

Europa

Credo che l’Europa debba rendere più stringenti i regolamenti e le direttive per gli SM sul mercato del lavoro, contrastando il precariato attraverso una direttiva come era in Italia il decreto dignità; dando garanzie di lavoro subordinato a partire dai riders e ad altri lavoratori digitali e delle piattaforme; sostenendo i lavoratori poveri con un atteggiamento più stringente sui paesi che continuano a tollerare, come in Italia, i salari bassi, nonostante la direttiva UE sul salario minimo.

L’UE dovrebbe anche introdurre una direttiva su Sanità e Istruzione pubbliche, richiedendo livelli standard di prestazioni in questi due settori, garantendo accessibilità alle cure a all’istruzione fino all’università, gratuite.

I sistemi pensionistici pubblici saranno sempre meno sostenibili con le retribuzioni in calo o stagnanti, con la quota lavoro in calo sul Pil, con il calo demografico. Già oggi molti ratei pensionistici, in paesi come l’Italia sono basse (il 30% dei pensionati ha pensioni sotto i 1000 euro netti). La tendenza si può invertire con una revisione delle fonti di tassazione all’origine dei sistemi pensionistici, basandoci anche su capitale, rendite finanziarie e fiscalità generale: oggi le aziende più produttive e con i più alti fatturati hanno proporzionalmente meno lavoratori e basano tutto su tecnologia. Il nostro welfare invece si basa sulla tassazione sul lavoro con oneri contributivi, sociali e fiscali pesanti. Bisogna riequilibrare a favore del lavoro la tassazione e gli oneri sociali e contributivi. Si deve anche intervenire con l’aumento di flussi regolari di immigrazione dall’estero; con politiche di natalità che sostengano i servizi pubblici per la famiglia e per la cura di bambini e anziani; con una lotta all’evasione fiscale e contributiva perché il lavoro nero contribuisce a rendere meno sostenibile il sistema pensionistico.


Alessandro Zan

50 anni, NORD EST, Partito Democratico

Alessandro Zan, ingegnere e attivista LGBTQIA+, ora deputato italiano, si batte per i diritti umani, la depenalizzazione della cannabis, l’autonomia delle donne e leggi antifasciste

Mi chiamo Alessandro, sono un ingegnere, attivista lgbtqia+ e attualmente un deputato del Parlamento Italiano.
Da quando ho iniziato a occuparmi di politica, porto avanti in particolare battaglie per i diritti delle persone, dalle tematiche lgbtqia+ al fine vita, dalla depenalizzazione della cannabis alla difesa al diritto di autodeterminazione delle donne sul proprio corpo, mai come ora sotto attacco. Mi batto anche per lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste e per rendere davvero un crimine perseguibile l’apologia del fascismo.

Per quale motivo si candida?

Ho deciso di candidarmi perché ritengo che le elezioni europee del 2024 rappresentino una sfida epocale: mai come ora sono messi in gioco i valori dell’Europa concepita a Ventotene. Quello è il progetto per cui voglio battermi, che voglio difendere e rafforzare. La destra, che in Italia come in Ungheria sta mostrando il suo volto peggiore, mira a guidare l’Europa: vorrebbe dire tornare all’Europa dei muri e degli egoismi nazionali, che ha generato solo orrore e tragedie.

L’Unione Europea deve continuare e accelerare il suo processo di integrazione, per continuare a essere baluardo di democrazia, libertà, diritti.

Principali esperienze di mobilitazione o amministrazione o organizzazione attraverso dialogo sociale e partecipazione

Sono stato eletto per la prima volta nel 2004 nel consiglio comunale della mia città, Padova. Riconfermato nel 2009, ho ricoperto la carica di assessore all’ambiente e al lavoro, fino al 2013 anno in cui sono stato eletto alla Camera dei Deputati.
Nel 2016 sono stato relatore alla Camera della legge sulle Unioni Civili, approvata l’11 maggio dello stesso anno.

Nella XVIII legislatura ho portato avanti una proposta di legge contro i crimini d’odio (cd DDL Zan), approvata alla Camera nel 2020, ma bloccata dal Senato un anno più tardi.

Clima

Già nella mia esperienza di assessore all’ambiente del comune di Padova ho avviato un percorso di transizione energetica della mia città, attraverso la più massiccia installazioni di fotovoltaici sugli edifici comunali e introducendo la raccolta di rifiuti porta a porta.

Quella della transizione energetica e del contrasto al cambiamento climatico è la più grande sfida del nostro secolo. Dobbiamo confermare gli obiettivi fissati dalla Commissione per il 2050 e rafforzarli, soprattutto di fronte a una destra negazionista, legata ancora strettamente al nero fossile.

Giustizia Sociale

Credo sia necessario eliminare le gerarchie e gli ordini di priorità tra i diritti che troppo spesso anche in partiti progressisti hanno portato avanti. La divisione tra diritti social/civili, in particolare in Italia, ha lasciato indietro troppe persone. Un partito progressista deve saper tenere insieme diritti ambientali, sanitari, sociali e civili. Non ci può essere equità nell’esclusione sociale e nell’abdicare a lotte che sono naturalmente di un partito progressista.

Economia

Primo punto: è necessario armonizzare il sistema fiscale all’interno dell’UE. Non ci può essere reale solidarietà tra gli stati membri con sistemi fiscali così differenti. Secondo punto: le tasse devono essere pagate dove si fa profitto, non dove le multinazionali fanno accordi con governi compiacenti.

Europa

Un’Europa più giusta è un’Europa rafforzata nei suoi valori fondanti di solidarietà, unione e cooperazione. Un’Europa più giusta è un’Europa che tenda sempre più e eliminare disuguaglianze tra gli stati membri, allineando tutele e salari, garantendo l’accesso alla sanità pubblica a tutt*, prendendo per mano le persone nella transizione energetica e accompagnandole in questo percorso, garantendo a tutte le famiglie gli stessi diritti all’interno dei confini UE.


Gli impegni delle candidate e dei candidati rispetto alle proposte di “Quale Europa”

Potete scaricare il dati aggregati caricati in fase di application dalle candidate e dai candidati qui.