Intervista di Marco Micicchè e Martino Mazzonis a Giovanni Litt, 24 anni, candidato di È tempo di Spinea, lista civica di connotazione ambientalista, all’interno di un’alleanza di centro sinistra. Vuoi sostenere Giovanni? Qui trovi tutte le info.
Il presupposto con cui è nata la nostra lista civica è quello di lavorare a migliorare la convivenza con l’ambiente a Spinea.
Spinea è la città più cementificata del Veneto, 52% del Comune. Siamo accerchiati dal passante, dalla linea del treno che va Diesel per Trento e da due strade provinciali. Questo ha dei relativi vantagi se parliamo di servizi e mobilità interna: una città compatta implica che si possano offrire servizi senza bisogno di avere presidi sparsi sul territorio. Ma implica anche conseguenze per fenomeni atmosferici anche gli allagamenti frequenti e le ondate di calore.
Questo si traduce in un’attenzione all’agenda Onu di sviluppo sostenibile, declinando l’obiettivo sulle città sostenibili a livello locale. Tradotto, signfica individuare azioni di adattamento ai cambiamenti climatici, ma anche ridurre inquinamento, che fa migliaia di vittime l’anno in Italia (70mila). Per lavorare in questa direzione pensiamo al medio termine, abbiamo scelto di parlare del 2030 per cambiare Spinea in questa direzione e assicurare un futuro alle giovani generazioni.
Su quali cose ritieni di poter lavorare tra queste, cosa intendi fare e perché?
Essendo molto compatta e vicina a Venezia e Marghera, la qualità dei servizi non presenta grandi problemi.
Il grande tema relativo all’esclusione sociale è più sottile. La città è cresciuta molto a causa delle aree industriali della zona con immigrazione italiana e straniera. Questa crescita ha reso più difficile creare un senso di comunità.
Chi vive situazioni disagiate, specie tra i nuovi arrivati, spesso non ha una rete, anche informale, di sostegno e magari non si rivolge ai servizi sociali pubblici. Serve quindi aumentare la capacità della società di rispondere. Nell’ultimo anno abbiamo fatto un esperimento fatto con un’associazione locale, quello della “tenda del té”: un sabato al mese le donne straniere offrono ad altre donne di condividere cose della loro cultura e da lì nascono discorsi più seri e incontri. Nascono relazioni e magari si finisce di parlare di educazione sanitaria, della scuola e dei figli, con persone che talvolta tendono a vivere isolate. Alcune hanno trovato lavoro. Moltiplicare occasioni così sarebbe utile e necessario.
La foto è del profilo facebook di Giovanni Litt.
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